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APPUNTI DALL’ASIA CENTRALE: 7 CURIOSITA’ SUL KHIRGHIZISTAN!

DSC_5016-minAdesso posso affermare che il Kyrgyzstan esiste veramente, è reale ed ora che ci sono stato  ne ho le prove.  Si, è un “piccolo” (neanche troppo) paese da qualche parte sul Mappamondo nel bel mezzo dell’Asia Centrale, uno dei tanti che finiscono in ‘stan’, ed infatti all’inizio si è simpaticamente meritato l’hashtag #ndocazzostan. Dunque oltre che confermare la sua esistenza, qui voglio riassumere in sette punti le principali curiosità e caratteristiche del Khirghy (per gli amici) vissute durante questo viaggio.

  • LINGUA: qui si parla il Khirghiso o il Russo. La prima parola imparata infatti è stata “CASSA” che semplicemente in russo si scrive “KACCA” 🙂 !  Molti ti chiedono infatti subito “Rusky?” e tu da buon europeo e uomo di mondo cerchi di farti capire con l’Inglese. Ecco, qui in Khirghizistan non sempre funziona e l’inglese serve spesso davvero a poco. Qualcuno lo parla un pochino, magari nelle guesthouse delle città/villaggi più grandi ed in qualche agenzia turistica locale, ma in generale ci si deve arrangiare come si può! ( per esempio siamo arrivati in aeroporto e per cercare di farci capire alla signora del bar e chiedere che cosa c’era dentro ad un simil panzerotto siamo arrivati a mimare le ali di un pollo per cercare di avere conferme se dentro era farcito con del chicken! ). L’altro classico esempio di soluzione per aggirare questa barriera linguistica  è il traduttore simultaneo sullo smartphone ( ed anche qui situazioni assai divertenti) oppure per i numeri ed i prezzi si ricorre all’aiuto dell’eterna e classica calcolatrice durante tutte le fasi di negoziazione e di pagamento.IMG-20190730-WA0007
  • AUTOMOBILI:  è un bellissimo e divertente capitolo quello dei trasporti in generale e nello specifico quello delle auto. Si vedranno “sfrecciare” le mitiche vecchie LADA e MOSKVITCH, simboli dell’impero sovietico.  Ho messo sfrecciare tra virgolette, perchè in realtà si vedranno spesso a bordo strada con cofano alzato, gomme in fase di sostituzione o con svariati problemi…quindi tutto normale e all’ordine del giorno se durante un tragitto l’auto sulla quale si sta viaggiando abbia qualche problemino. Altra curiosità è che le auto abbiano quasi sempre vetri posteriori e lunotto oscurati ed a proposito di vetri abbiamo scoperto che se non hai almeno una crepa o qualche graffio sul parabrezza non sei nessuno! Infine le auto vecchie, la maggior parte hanno il volante sulla sinistra, mentre invece le nuove auto più recenti dopo l’inidipendenza hanno la guida a destra.20190731_110354-min
  • TRASPORTI. Le strade sono in realtà molto buone nel complesso, tranne ovviamente i tragitti verso le montagne che per forza di cose rallentano parecchio le tempistiche con strade sterrate, ma mai in pessime condizioni. Per spostarci abbiamo utilizzato tutti i loro mezzi locali ed al primo posto sicuramente troviamo le mitiche marshrutka! Sono dei minibus da circa 10posti ( solitamente è il furgoncino Sprinter della Mercedes ) ed è il mezzo di trasporto più tradizionale e folklorisitico della Russia e dunque dell’Asia Centrale. Costa pochissimo, affidabiltà orari rivedibile, parte solo quando è pieno, ha un numero sul parabrezza che contraddistingue i vari percorsi, raccoglie persone per strada appena possibile ed in generale è assai divertente e variopinto! Se non trovi la marshrutka, no problem, basta allungare il braccio per strada e qualche buon anima vedrai che in poco tempo ti carica sul suo mezzo. Dunque l’autostop diciamo è abbastanza normale e intrinseco nella loro cultura, basta davvero poi dare un piccolo contributo per lo strappo, praticamente un BLA BLA CAR in tempo reale e non pianificato!IMG-20190730-WA0009
  • CUCINA e CIBO ON THE ROAD: La cucina dell’Asia Centrale non brilla nel panorama internazionale e soprattutto qui in Kyrgyzstan essendo in territorio prevalentemente montuoso e dunque con un popolo principalmente nomade la cucina è abbastanza limitata e sicuramente non ricca ed elaborata. I piatti principali che si possono trovare nei ristoranti/cafe sono il plov (riso pilaf con pezzettini di agnello/montone, carote e patate) il lagman ( zuppa con noodles con agnello, patate, carote, aglio, cipolla ) il boso lagman ( come prima ma senza zuppa e dunque noodles fatti in padella ) il manty (ravioloni al vapore ripieni di carne e verdure)  l’ashlan-fu ( piatto freddo con due tipi di noodles, di grano e di riso, messi sempra in una zuppetta con verdure un po’ spicy) ed i mitici shaslik ( spiedini di carne di agnello o manzo o misti fatti barbecue per strada ).  Vista la stagione estiva, le strade ed i mercati sono pieni di….Angurie e Meloni bianchi! Sono davvero ovunque ed è incredibile quante angurie puoi vedere viaggiando in lungo ed in largo per il paese. La cosa assurda è che con tutte queste angurie, nelle varie guesthouse e ristoranti l’anguria purtroppo non l’abbiamo mai mangiata 🙁 ! Invece un grande classico che non mancherà mai in tavola è il pane che è molto buono, bellissimo e decorato con degli stampini di varie forme e ovviamente il thè che viene sempre versato subito in accompagnamento ai pasti con biscottoni, caramelle e marmellata ( albicocche, pesche o more). Nella capitale di Bishkek invece una curiosa bevanda che puoi trovare ovunque venduta dalle signore in ogni angolo di strada è il Maksim o Chalap o Kvas della Shoro company. É una bevanda estiva mista di grano e yoghurt fermentato dal gusto frizzante “salty”…davvero una….schifezza!! Infine sempre per rimanere in tema di bevande “buonissime”, quando si alloggia sulle montagne nei villaggi dei nomadi c’è il Kumis, bevanda leggermente alcolica ottenuta dalla fermentazione de latte di giumenta(cavalla)…anche questa davvero una cosa imbevibile!20190729_145724-min
  • PERSONE: tutte le persone incontrate hanno dimostrato che il popolo khirghiso è davvero gentile ed ospitale. Anche se come già detto ci sono problemi con la lingua per comunicare, ed infatti loro comunque continueranno a parlarti in Rusky, ma nel frattempo sfoderanno un bel sorriso con trentadue denti d’oro. Pare che qui sia di “moda” diciamo e sia signore che signori ( con il loro tradizionale cappello di feltro) non mancheranno di mostarti il loro sorriso luccicante! Le etnie di questo paese sono molto diverse e dunque c’è un bel mix di colori e tratti somatici. Si passa dalle persone più simili ad indiani, a quelli cinesi/jappo e poi c’è il classico tratto nomade asiatico (Mongolia) e dunque è infatti difficile riconoscere esattamente e dire…ecco qui un Khirghiso!DSC_5319-min
  • NOMAD LIFE: Un’altra parola che si imparerà presto è YURTA (Yurt in inglese). Non si può andare via dal Khirghy senza aver dormito almeno una notte in uno Yurt Camp. Ecco noi forse ne abbiamo abusato e tra i vari spostamenti abbiamo fatto una scorpacciata con 5notti di fila in Yurta. E’ il simbolo della nazione ed appunto della vita nomade. Sono queste tende/capanne di varie dimensioni costruite con grande abilità dai nomadi e la struttura è formata principalmente da legno e ricoperta poi con feltro ed adornata poi dentro e fuori con dei bellissimi colori tra ricami e tappeti. Dentro se ti va bene in quelle più raffinate ti puoi trovare anche un letto o un materasso oppure praticamente nulla. Se poi dall’interno alzi lo sguardo, scoprirai che la punta del tetto ( 6 barre incrociate di legno rosso ) sono anche il simbolo del paese ed emblema raffigurato sulla bandiera nazionale. Un altro simbolo della vita nomade è sicuramente poi il cavallo. Cavalli everywhere, in strada, nelle grandi vallate della steppa, al galoppo sui dolci pendii, insomma il cavallo è utilizzato da tutti, adulti e bambini, un po’ come  noi occidentali utilizziamo la bici! Oltre ai già citati cavalli, pecore, capre, mucche, yak, marmotte ed acquile completano il panorama della fauna del Khirghizistan e proprio riguardo al loro rapporto con gli animali, ci sarà da raccontare più avanti nel dettaglio anche i loro “giochi nomadi”, davvero tradizionali e a volte parecchio inusuali e crudi!20190731_181747-min
  • CONTAINER: Anche questo sarà un elemento onnipresente in tutto il paese. Container blu, verdi o semplicemente bianchi e all’interno negozietti, “uffici”, case…insomma un utilizzo a 360° per questi contenitori merci che noi siamo abituati a vedere sulle grande navi o su camion in fase di trasporto, ecco invece qui hanno ruolo più statico e hanno creato proprio grazie a questi container piccoli villaggi oppure in maniera molto caratteristica hanno formato la struttura portante di tutti i principali bazaar del paese.20190729_162552-min

Ce ne sarebbero ancora tante da raccontare e sicuramente ci sarà modo di condivederle durante il racconto di viaggio, ma in generale già questi punti dovrebbero far capire che visitare il Kyrgyzstan significa fare un viaggio di scoperta, dove bisogna adattarsi a quel poco che c’è convivendo con un popolo gentile ed ospitale scoprendo le loro abitudini e loro antiche tradizioni nonostante la comunicazione non sia sempre facile. É davvero un gran viaggio che di seguito racconterò man mano ripercorrendo per tappe il nostro itinerario per rivivere questa avventura e questa esperenzia meravigliosa, grazie Khirghy…o meglio Ragmath Kyrgyzstan!

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photo by Marta Martinelli

La mia VIA FRANCIGENA!

Il viaggio arricchisce, insegna, è maestro di vita. La bicicletta è un’amica fedele che può condurti ovunque tu desideri. Viaggiare in bicicletta è un’emozione forte: dapprima le difficoltà e la fatica scoraggiano, deludono, inquietano… ma poi, chi ha spirito indomito non si fa sconfiggere dalla staticità e dalla routine, perché l’unica possibilità che ha di vivere realmente è quella di seguire la strada che gli indicano le emozioni.

(Gillian Klempner Willman )

 

31/05/15: ufficialmente pellegrini a Roma.

Prima di tutto un bel “ce l’abbiamo fatta!”. Orgoglio, soddisfazione, libertà, emozione; sono queste le principali sensazioni all’arrivo a piazza S.Pietro con la propria bicicletta dopo essere partito dalla propria casa, dopo aver pedalato, sudato, sofferto, ma anche dopo essere stato meravigliato dai luoghi attraversati, dopo essermi divertito per l’avventura e le relazioni avute nel viaggio per 9 giorni e ben 820 km tutti conquistati con le proprie forze. È bello. Scusate l’aggettivo forse banale per descrivere il momento, ma è proprio bella la sensazione che si prova quando si raggiunge un risultato sperato, pianificato e costruito giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro fino ad ottenere il Testimonium all’interno del Vaticano. Per chi pratica sport e intraprende queste sfide prima di tutto con se stessi può capire bene di cosa si tratta quando ci si pone un obiettivo sfidante difficile da raggiungere (a volte anche scoraggiante all’inizio) e alla fine si riesce a centrare l’obiettivo con le proprie forze, con grande forza di volontà, testa, preparazione fisica e dedizione verso il “traguardo finale”.

Ma andiamo più nel dettaglio. Il pellegrinaggio fino a Roma era originariamente solo un cammino spirituale. Oggi è diverso. Come è emerso parlando con altri pellegrini e con i tanti ospitalieri, i motivi per cui un pellegrino si mette in viaggio possono essere molteplici, per esempio la ricerca di se stessi o la necessità di staccarsi da tutto e da tutti, ma anche il turismo, il piacere della scoperta del proprio territorio o la sfida sportiva personale.

Non essendo molto credente, il motivo di questo viaggio trascende l’aspetto religioso ed è piuttosto stato un mix dei motivi elencati sopra. Mi sono spinto verso questa esperienza con spirito di avventura per un viaggio itinerante come piace a me, un po’ per il significato e il nesso storico che costituisce, un po’ per scoprire la natura e gli angoli nascosti del nostro magnifico territorio, un po’ per incontrare persone e avere relazioni vere e genuine con le persone locali nella loro differenza culturale e linguistica.

Condividerò nelle prossime pagine il nostro percorso in bicicletta, che ci ha portato in nove intense tappe ( circa 90-100km al giorno, con un dislivello positivo di circa 10000m ),  sino al colonnato del Bernini di Piazza San Pietro e al cospetto del cupolone che domina il Vaticano. Il viaggio lungo la Via Francigena è appena iniziato…si parte da Brescia destinazione Roma!

Le tappe sono state:

1° tappa: BRESCIA – FIORENZUOLA ( 105km, dislivello positivo 200m)

2° tappa: FIORENZUOLA – FORNOVO di TARO (76 km, dislivello positivo 700m)

3° tappa: FORNOVO  – AULLA ( 100km, dislivello positivo 2200m)

4° tappa: AULLA – ALTOPASCIO ( 110km, dislivello positivo 700m)

5° tappa: ALTOPASCIO – COLLE di VAL d’ELSA (87km, dislivello positivo 1300m)

6° tappa: COLLE di VAL d’ELSA – SAN QUIRICO D’ORCIA ( 93km, dislivello positivo 1300m)

7° tappa: SAN QUIRICO D’ORCIA – MONTEFIASCONE ( 94km, dislivello positivo 1400m)

8° tappa: MONTEFIASCONE – SUTRI ( 80km, dislivello positivo 800m)

9° tappa: SUTRI – ROMA ( 75km, dislivello positivo 700m)

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NARA, HIMEJI, INARI e poi il meritato relax in un Onsen prima di dire sayonara JAPAN!!!

Gli ultimi giorni in Giappone li trascorriamo tra varie escursioni non troppo lontande da Tokyo sfruttando fino all’ultimo istante il nostro mitico Japan Rail Pass! E cosi di buon mattino eccoci a Nara, l’antica capitale del Giappone. Ancora tanti templi e santuari (ormai non stupiscono più i nostri occhi ancora sazi dalla quantità vista nelle mete precedenti), ma sicuramente il Toda-ji non può passare inosservato e suscitare qualche emozione di stupore. Il più Grande Buddha del Giappone racchiuso in un portale gigante all’ingresso. Bello il parco pieno di cervi e belllo vedere anche qui la gente giapponese che si “diverte” con poco attraversando per esempio un foro in una colonna del tempio sfidando amici, parenti e figli ad attraversare questo minuscolo buco! Dopo aver visto altri siti nel bel parco ci rifocilliamo per pranzo in un posticino del centro molto caratteristico per gustare una delle specialità della zona: l’ okonomiyaki (sempre per solo intenditori cercate il personaggio Ukyo di Ranma ½ e capirete!) cucinata direttamente davanti agli occhi con una piastra sul tavolo. Nel rientro verso Kyoto ci addormentiamo e arriviamo lunghi di una fermata…cambio treno e risaliamo verso la città per goderci l’ultima sera tutti insieme (Jacopo rientra in Italia, mentre io e Marco avremo ancora due giorni a disposione!). Buonissima cena finale in un tranquillo ristorante tipico con cameriere molto carine e molto servizievoli che ci aiutano a ripercorrere un po’ tutti i piatti della cucina giapponese per chiudere questa ottima esperienza culinaria (sushi,sahisimi, tempura ancora una volta ottimi!) Ultima chiaccherata in ostello nella zona comune con un immancabile thè facendo due parole con una coppia di spagnoli (scopriamo che parlano perfettamente jappo e fa abbastanza impressione sentire e vedere parlare il giapponese da persone occidentali!) e poi con un simpatico svizzero dal forte accento francese che scopriremo poi essere il compagno di Kaori.

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Salutato Jacopo, io & Marco ripartiamo alla volta di Himeji; altra cittadina poco distante sfruttando sempre il puntualissimo shinkansen. Qui c’è probabilmente uno dei più belli castelli di tutto il Giappone (peccato che stiano restaurando la facciata principale che è totalmente ricoperta da impalcature! L ). Di colore bianco candido questa antica fortezza dei samurai è davvero gigante ed è bello passeggiare tra le mura con le feritoie da dove si versava olio bollente per impedire ai nemici di entrare. Inoltre bello anche visitarne gli interni per riassaporare la vita ai tempi del medioevo tra antichi samurai in periodo di guerra.

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Next stop Inari. Dietro suggerimento della ragazza spagnola conosciuta la sera prima visitiamo questo santuario shintoista che all’inizio sembra il “solito”, con i soliti torii rossi all’ingresso, ma poi i torii aumentano di numero iniziando a moltiplicarsi e creando un vero e proprio tunnel nella foresta che segue un lunghissimo percorso in salita tra sentieri e gradini per arrivare alla fine in cima alla collina! Bellissimo e molto suggestivo. Troviamo alcune bancarelle sulle pendici della collina tra cui il simpatico vecchietto di nome Osaki che ci personalizza come souvenir il torii rosso dipingendo sulle sue colonne i nostri nomi! Iniziamo a scendere ma a metà discesa mi si gela il sangue…non trovo più il portafoglio. L Riparto in salita alla disperata guardando in terra se mi fosse caduto nella discesa e col fiatone arrivo di nuovo da Osaki chiedendo a gesti se ha visto il portafoglio. Lui mi sorride e si incammina verso un altra bancarella poco distante e storpiano il mio nome fa cenno ad un altro ragazzo giapponese che il portafoglio che aveva ritrovato era mio!…Grandissimo Osaki!!!

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Prima dell’ultimo spostamento verso Kurama mi accade una di quelle cose e coincidenze che ti fanno capire quanto è piccolo il mondo a volte…scendendo dal treno vedo nella affolatissima stazione dei treni di Kyoto un personaggio che mi sembra di riconoscere e cosi avvicinandomi a lui scopro che è Ulih, il tedesco conosciuto l’anno prima in viaggio in Sri-Lanka con cui avevo condiviso alcune tappe in solitaria! Incredibile coincidenza e bell’incontro se pur breve per scambiare due battute!

Per concludere questo viaggio per  l’ultima notte ci concediamo il lusso di andare al Kurama Onsen, piccolo paesino tra le montagne sopra Kyoto, per goderci un meritato Onsen ( il bagno termale tipico giapponese) dopo una tradizionale cena tipica giapponese servita in camera tradizionale con tanto di yukata (il kimono giapponese) e corredo per andare nella vasca termale sia interna che esterna aperta fino a tarda sera!

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È la giusta conclusione di questo intensissimo viaggio nello stupendo paese del Sol Levante che mi ha riservato tante belle cose positive e fatto scoprire dei posti e delle persone davvero uniche nel loro genere! Non resta che dire semplicemente grazie ed arrivederci a questo bellissimo paese…o meglio bisognerebbe dire arigato gozaimasu e sayonara Japan!!!

Welcome to Japan!

La classica abbuffata del pranzo di Natale si digerisce in volo, idem come lo scorso anno per il viaggio in Sri-Lanka. Eh si partenza natalizia da Malpensa dove pronti-via ecco subito all’imbarco i primi due intoppi: non trovo la fotocamera (nuova e mai usata) nel bagaglio a mano e ci sono problemi nell’emissione del boarding pass di Marco per la tratta Istanbul-Tokyo. Bene, si comincia bene. Con un po’ di souspence ci dicono che c’è un errore di sistema e che non riescono a stampare il biglietto e che dovremo chiedere una volta atterrati ad Istanbul (scalo del nostro volo della Turkish Airline). Cosi dopo 3 ore di volo in compagnia di un simpatico signore egiziano, una cena ed un film riusciamo, dopo un po’ di apprensione per aver fatto passare due/tre desk, ad ottenere il boarding pass per il volo Istanbul-Tokyo che parte puntuale alla mezzanotte circa. Aereo pienissimo di spagnoli e dove una signora giapponese crea il panico perché non trova il suo posto indicato sul biglietto e mobilita tutte le hostess e tutto il personale di volo. Si parte, seconda cena, un altro film e poi nanna… quando apro gli occhi guardo la mappa interattiva e scopro che stiamo già sorvolando la Corea del Sud… ottimo siamo vicini ormai al Japan, giusto il tempo per un’altra cena (la terza, senza nessun pranzo e colazione, in un breve lasso di tempo effettivo!). Superati i controlli e recuperati i bagagli (prima buona notizia: la fotocamera è nello zainone J! ) prendiamo subito il treno e poi la metro per raggiungere l’ostello nella zona di Shinjuku. Ecco il primo contatto con la popolazione giapponese; tanta gente, tanti con le mascherine, tutti simili, tutti con il telefono alla mano (rigorosamente I-Phone), tante vignette-fumetti per i messaggi di avviso oppure direttamente tanti uomini con cartelloni per la pubblicità.

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In ostello troviamo Jacopo (arrivato con un altro volo nel pomeriggio) e proviamo subito i Capsule Hotel, i caratteristici  e famosi “loculi” che  ci accoglieranno nelle notti di Tokyo. Di primo acchitto fanno un po’ effetto e abbastanza impressione, ma poi si rivelano spaziosi e confortevoli ed in più garantiscono la privacy che di solito viene meno negli ostelli con le grandi camerate condivise! Pecca dell’ostello sono le docce al pian terreno e l’assenza di scale, quindi dal 10° piano per scendere si va solo con l’ascensore e spesso solo andare a fare la doccia poteva diventare un’odissea!

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Primo giretto serale, freddino e pioviggina, ma dopo una breve camminata eccoci a Shinjuku dove dominano le luci al neon sui fianchi di palazzoni e grattacieli che si stagliano verso il cielo. Ci addentriamo in qualche viuzza, tanti locali “pink” con i classici “neri” agli angoli delle strade a fare da PR. Scegliamo un posticino molto giappo per mangiare qualcosa invogliati dalle rappresentazioni dei piatti in vetrina e per assaggiare qualcosa di locale (per me e Marco è la quarta cena!); appena si entra c’è un distributore automatico (uno dei tanti che incontreremo dato che il Giappone è il paese con più “macchinette” al mondo), si schiaccia il numero del piatto visto in vetrina, si paga e si ritira il ticket che si porta alla cassa dove iniziano a preparare il tuo piatto. Non benissimo la prima scelta, pensando fosse ramen (uno dei tradizionali piatti locali) io e Marco ordiniamo dei noodles che però ci vengono serviti freddi, scotti ed insipidi…(tecnicamente abbiamo ordinato soba e uton) Qualcosa migliora con un pochino di brodo caldo e un pochino di salsa di soia (qui la si mette dappertutto), comunque in definitiva non benissimo la prima esperienza culinaria in Giappone… ma sotto questo punto di vista ci rifaremo alla grande! Si rientra in ostello un po’ provati dal jet lag ma prima di coricarci nel “loculo” ci sta l’esordio della birra Asahi nella common room e si butta giù il piano di battaglia di visita per l’indomani…alla scoperta di Tokyo!

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…problemi di visualizzazione???

…se non riesci a visualizzare correttamente alcuni post utlizzando il browser Internet Explorer, prova a visualizzare il blog con Mozilla Firefox o Google Chrome.

(se non ce l’hai installato scaricalo gratuitamente su http://www.mozillaitalia.it/home/download )

India del sud: KERALA


2a tappa del trip nell’India del Sud…KERALA

India del sud: GOA

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1a tappa del trip nell’India del Sud…GOA

Agra…and the Taj Mahal

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Taj Mahal, atto secondo!

Jim Corbett National Park

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Visita al Parco Nazionale del Jim Corbett alla ricerca della tigre!

Jodhpur+Jaisalmer

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Ultimo viaggio in Rajasthan toccando prima Jodhpur ed infine Jaisalmer con il suo camel safari nel deserto del thar