BOOM!! Il Cannone suona un colpo fragoroso che si staglia nel cielo azzurro di New York CIty. Pochi attimi prima risuona l’inno degli Stati Uniti d’America e le note di New York New York di Frank Sinatra….Occhi lucidi, un fiume in piena di gente carica ed emozionata dai mille colori. Se ci penso sono ancora brividi, istanti intensi che precedono e seguono ad altrettante emozioni di una bellissima esperienza che rimarrà indimenticabile, anche per me che preferisco sempre i sentieri del trail rispetto ai km sull’asfalto.

Once upon a time in America…Domenica 3 Novembre, ore  9.40. È il preciso istante che qui sul Ponte di Verrazzano inizia un lungo viaggio emozionante ed elettrizzante di 42km e 195mt. A dire il vero questo viaggio inizia molto prima e non sono sicuro sia ancora finito…cazz abbiamo partecipato alla New York City Marathon, la MARATONA per eccellenza ed ora sono testimone diretto ed ho capito il perchè di tanta fama e di tanto fascino. Ho capito perchè tanta gente da tutte le parti del mondo viene una volta nella vita (e spesso ci ritorna anche anno dopo anno) per vivere questa esperienza nonostante i costi enormi che ruotano attorno a questo mega evento. Si perchè è davvero un evento gigantesco, una festa enorme che paralizza e coinvolge tutta la città…e stiamo parlando non di una città qualunque, si sta parlando di NEW YORK CITY!  É tanta roba, c’è di tutto ed è tutto tanto ( gli americani in queste cose sono davvero bravi ad organizzare, gestire, promuovere questi tipi di manifestazioni a 360° ).

Che viaggio appunto…inizia tutto nei tre giorni che precedono la Maratona e le premesse già ti caricano di entusiasmo e al tempo stesso fanno aumentare l’ansia, la voglia di arrivare allo Start e la speranza che che vada tutto bene fino alla famosa Finish Line di Central Park. Il Village/Expo dove ritirare il pettorale è il paese dei balocchi per ogni runner, vedere il proprio nome ed il numero da portare sul petto è un primo step emozionante, poi guardi soddisfatto e con orgoglio la maglia con scritto ‘Marathoner’ ed il logo della NYC Marathon, ed infine il tuo nome stampato sull’immenso e lunghissimo Wall con l’elenco di tutti i partecipanti. La frase sopra recita “Find your Runner” e tu cerchi il tuo cognome e nome in mezzo a questo ‘geroglifico’ con di più di 50000 nomi…eccolo! Sei semplicemente felice ed è d’obbligo una foto di rito. Poi i tanti gadget e campioni di prova, gli sponsor, merchandising di ogni tipo, espositori ed intrattenimenti interattivi che ti fanno entrare nel giusto mood della gara.

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Prima del grande evento la città è sorprendente. All’arrivo si entra subito in atmosfera americana seguendo la partecipatissima parata di Halloween ( una figata!). Poi cammini per le vie di New York e realizzi che sei davvero in un film e questa volta sei tu l’attore protagonista e lo stai vivendo ora in prima persona. Dalle grandi cose come quel bellissimo skyline di Manhattan che hai già visto in foto mille volte e dunque sai più o meno cosa ti aspetta, ma quando sei davvero lì ti sorprende comunque e ti realizza. Poi scoprire man mano le tante piccole cose ed alcuni dettagli che ti sembra di aver già vissuto ( il suono delle sirene delle ambulanze del 911, i poliziotti NYPD cattivi e grossi, il fumo dei tombini, i mitici taxi gialli, la Subway e molto altro). Osservare poi i grattacieli e questi “canyon di acciaio e vetro” dal basso verso l’alto e vivere la vita di tutti di giorni di questa grande metropoli. Un mix incredibile proprio come ci siamo abituati a vedere nel mondo del cinema e della tv. La città è elettrizzante e personalmente mi ha stupito positivamente in tutto e dato una carica pazzesca e tanta voglia di viverla e di scoprirla in ogni suo angolo, in ogni sua luce ed insegna luminosa ( per la testa mi chiedo come e quanta energia serva per por alimentare tutta questa metropoli?? Qualcuno a riguardo lo ha già analizzato qui http://blog.acotelnet.com/energia-9alimentare32-new-york-infografica/ ). Insomma c’è poco tempo e vorresti fare, provare, visitare  di tutto…alla faccia del riposo pre-gara…


IMG-20191104-WA0006Poi arriva il giorno della gara. È Domenica e giusto per mettere un pizzico di ansia in più c’è pure il cambio dell’ora e si insinuano dubbi sul fatto che orologio e GPS si aggiornino oppure no. Per fortuna viene in aiuto la ‘Wake Up call” dell’hotel fissata per le ore 4AM. Ti svegli e scopri che la foto scattata con Marta durante il ritiro del pettorale ed inviata poi sul gruppo whattsap dei bresciani a New York è stata scelta tra le tante ricevute ed è finita dritta dritta in prima pagina del Giornale Di Brescia con tanto di notizie e commenti al seguito! Azz…ancora più ansia da prestazione!

Ore 4.30AM breakfast. Primi sguardi di intesa con altri runner li come te nella stessa situazione e si salutano i compagni di viaggio Giordano ed Irene + Burlotti familty.

Ore 5AM gli ultimi preparativi in camera e la vestizione con abbondanti vestiti pesanti che verranno poi lasciati prima della partenza nelle apposite Donation Box (il cielo è sereno fortunatamente ma il clima è bello fresco e frizzantino ed quindi diventa importante coprirsi bene visto che ci sarà una lunga attesa ).

Ore 5.30AM ritrovo nella Hall con altri atleti italiani e partenza con il bus verso il battello Ferry Boat to Staten Island. Anche qui giusto per aggiungere un po’ di pepe al tutto succede un fuori programma. Il tragitto teoricamente dovrebbe essere di circa 15minuti, ma dopo 30minuti osserviamo un po’ stupiti ed impotenti di avere ormai attraversato il tunnel e di essere già dall’altra parte di Brooklyn, il telefono dell’autista inizia a squillare, lui non risponde ed alcuni di noi corridori iniziano a domandarsi dove siamo e perchè stiamo andando in questa direzione..poi una inversione a U, il telefono squilla ancora, e la palese sensazione che l’autista ha sbagliato strada e non sappia bene dove debba andare, ormai è realtà. Momenti di ansia aggiuntiva…proprio quello che ci voleva…e poi finalmente dopo un’ora eccoci davanti al ferry. Prima corsa agli affollatissimi bagni ed alle 7 ( anzichè alle 6 come previsto…) la ressa che si crea davanti alla porta del battello inizia ad ingigantirsi, ma comunque si riesce a salire tutti sul battello. Il sole ancora basso illumina e si riflette nei grattacieli di Manhattan, siamo scortati da due motoscafi ai lati della NYPD, e passiamo davanti quasi per rendere tributo al simbolo degli USA, la Statua della Libertà.

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Ore 7.30AM lo sbarco degli “atleti-profughi”. Imbacuccati per bene con addosso vestiario di ogni tipo: vecchio, brutto e spesso bizzarro ( si vedono accappatoi con pelo, costumi da orso o altri animali pelosi, qualche coraggioso già solo in maglietta da gara…un po’ di tutto ) Ora il prossimo step è raggiungere un altro bus che ci condurrà al luogo di partenza, il mitico ponte di Verrazzano.

Ore 8AM eccoci qui, inizia ancora un’altra processione per raggiungere i vari village a seconda del proprio colore/griglia di partenza riportata sul pettorale. La quantità di poliziotti e volontari è immensa. Controlli alla sacca trasparente che verrà lasciata prima della partenza, tanti sorrisi e incitamenti. Poi altro aspetto che mi ha colpito tantissimo è la quantità di bagni chimici schierati nelle zone del village e la coda ordinata ad ogni singolo bagno, una roba mai vista…il bisogno di andare in bagno in tutta questa trafila è tanto e non sarà neanche l’ultima volta prima dello start!

Ore 8.30AM ormai eccoci all’interno del village. Thè caldo, ciambelle e berrettine in omaggio non mancano. Il sole inizia un pochino a scaldare l’ambiente ed il temuto freddo sembra ormai essere sconfitto. Gente ovunque, qualcuno sdraiato in terra, altri nell’erba, i più evoluti hanno poltroncine gonfiabili ( geniali ) e tanti ovviamente sono in coda davanti ai bagni. Lo speaker prima annuncia di non spaventarsi che ci sarà uno sparo col cannone…due secondi dopo un forte boato scuote il popolo dei runners! Poi viene annunciato che le prime griglie sono ora aperte. Agitazione cresce ancora un pochino. Saluto Marta che parte alla ricerca dell’ingresso del Corral del suo colore stampato sul pettorale con la promessa di rivederci sorridenti in ogni caso all’arrivo dopo la finish line, rimaniamo d’accordo con un generico “ci troviamo sulla destra” nella speranza di ritrovarci nella marea di gente. In questa bolgia ora tutti i runners sono ormai da soli nella loro testa con tanti pensieri, tanta agitazione, tanta voglia e sicuramente tanto entusiasmo. Siamo qui tutti per lo stesso motivo, ma ognuno ha sicuramente una propria storia affascinante che sarebbe bello condividere e comunque per tutti è una sfida personale da conquistare. Si gettano a terra gli ultimi vestiti e ormai ci siamo, siamo sul ponte di Verrazzano, il tassametro emozionale sale ancora di qualche tacca. Un’occhiata alla folla attorno a me, davanti, dietro e nel livello più basso del ponte. L’aria è frizzante, sguardi d’incitamento e di intesa con altri atleti che al 99% mai rivedrò, ma ora siamo tutti uniti dallo stesso obiettivo e con una carica motivazionale che aumenta reciprocamente. Tutti in piedi (non c’è nè bisogno) suona l’inno USA, poi gli elicotteri che sorvolano il ponte e sulle note di New York New York ecco il cannone, ecco il BOOM! La Maratona di New York 2019 è ufficialmente partita!

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Via! Subito si sale, bisogna arrivare in cima al ponte di Verrazzano e la pendenza c’è e si vede, ma nella spinta iniziale non si sente neanche più di tanto sulle gambe, un altro elicottero a distanza ravvicinata ci accompagna ed i poliziotti salutano i runner festosi. Poi la discesa e secondo me arriva subito uno dei momenti più elettrizzanti: l’entrata a Brooklyn. Il benvenuto della folla è qualcosa di mai visto e  provato sulla pelle. Pelle d’oca appunto. Gente multietnica a sinistra e a destra che incitano tutti noi atleti con urla, cartelli di incoraggiamento di ogni genere (Keep Going!Power Up!Almost Done!GO GO GO!!Are you doing this just for a free Banana?!),  high five con bambini ai lati della strada e musica live che fa vibrare tutta l’atmosfera. Welcome to Brooklyn recita il cartello e che accogglienza! Tutto questo ti spinge, ti carica a mille e le gambe vanno anche più forte del ritmo che vorresti tenere, mentre la testa ti dice “non esagerare, è ancora lunga”. Attorno al decimo kilometro mi accorgo che il gel nel taschino posteriore è fuoriuscito…azz…che “gioia” e che “intaccolamento”! Non ci penso e cerco il mio ritmo e riesco ad andare abbastanza costante nonostante questi lunghi rettilinei non siano mai piatti piatti…anzi! Psicologicamente vedo spesso la folla di corridori davanti a me e capisco che la strada è dunque spesso in salita. Comunque la testa c’è alla grande e mi godo il momento e la carica del pubblico. In prossimità dei ristori ( frequenti ed organizzati con due colori distinti per acqua ed integratori ) si corre su un tappeto di bicchieri di carta a volte parecchio scivoloso come mi dimostra un ragazzo al mio lato che cade rovinosamente sull’asfalto…si rialza prontamente, ma ha fatto un bel volo!! I passaggi intermedi indicati in miglia a volte disorientano e ti fanno fare qualche calcolo a mente (26miglia suonano meglio che 42km…ma questo è il classico caso che è più facile a dirsi che a farsi…), poi ogni 5km arriva il conforto dei più consueti passaggi in kilometri e la conferma alla mezza maratona che sto andando molto bene anche a livello cronometrico, forse anche troppo.

Si entra nel Queens dal ponte Polanski, un’altra bella pendenza da affrontare e anche il vento non gioca a favore e poi attorno al 25°km inizia anche il temuto Queensboro Bridge, un lungo ponte coperto che lascia i runners isolati dal pubblico e da soli con le proprie gambe. Si può ascoltare il calpestio delle scarpe sull’asfalto ed il respiro affannatto in un momento che inizia ad essere critico anche per i muscoli. Il bip del Garmin mi mostra un tempo molto alto, azz pensavo di andare più forte…ma la salita è inesorabile e si estende per più di un km abbondante. La discesa chissà come mai sembre più corta della salita e percepisco pian piano nuovamente il boato del pubblico, ci voleva un’altra carica, il momento inizia ad essere delicato. Torna il silenzio, siamo ora nel quartiere ebraico pieno di rabbini dal vestito lungo nero e barba lunga e la mandria di corridori passa quasi inosservata, un po’ assurda la situazione, ma mentre le gambe continuano a girare, la testa ha modo di distrarsi e osservare questa diversità. I tanti volunteers offrono sempre più spesso dei “ghiaccioli” di vasellina su uno stecchetto e molti, compreso me, ci mettono un attimo a capire che non è roba da mangiare ( qualcuno scoprirò poi che l’ha fatto invece ). Attorno al km 30 inizio a desiderare qualcosa da mangiare, cibo solido però che non trovo in nessun ristoro mannaggia se non fatta eccezione per un pezzo di banana che gente comune offre ai runners assieme a tovaglioli volanti…pazzesco!

Si entra poi nel Bronx lungo le strade di Harlem ed anche qui c’è una calorosa accoglienza di un quartiere rivitalizzato e molto attivo con tanta musica rock. Il ritmo di gara al km inizia a calare purtroppo e le gambe iniziano a girare non più come vorrei, proseguo la mia ricerca ai lati della stada di cibo solido, ma fino alla fine sarà inutile e mi dovrò accontentare di un gel mieloso che però non risolverà le richieste del mio stomaco.  Arrivati al 35°km ora c’è la 5th Avenue, un lungo rettilineo in salita che costeggia Central Park. Tratto durissimo di gambe e di testa. Vedo il pacer delle 3h:20m che mi sfreccia via e non ho le forze fisiche e mentali per rimanere nella scia. Realizzo che il Personal Best è ormai sfumato e subisco questo tratto avendo la sensazione che forzare qui potrebbe fare brutti scherzi ai muscoli e non vorrei entrare a Central Park con i crampi. Già, Central Park finalmente ed arriva la svolta nel parco, il pubblico oltre le transenne è anche qui rumoroso e gli incitamenti non smettono di arrivare, qui servono davvero e tanti atleti sono ormai cotti e claudicanti. Non mi impongo più un ritmo da tenere, faccio fatica e così “calo di una marcia” cercando di godermi il momento e questi ultimi km ricchi di emozione, lo sguardo spazia da giù a su, dall’asfalto fino alle vette dei grattacieli oltre le piante. Ecco le bandierine, si entra nell’ultimo km, 800m to go, 400m to go…è un countdown di emozioni e di festa! Per non farsi mancare niente c’è ancora una maledetta salitina bastarda ma ormai è fatta, si corre, si sorride, si piange di gioia ed ecco la Finish Line più famosa del mondo! A braccia alzate si taglia il traguardo…FINISHER!!!

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La medaglia è bellissima! C’è tempo per le foto di rito, per scambiarsi abbracci e ‘cinque’ di congratulazioni con altri atleti, yesss we got it! Ritorno lucido e mi metto sulla destra osservando i tantissimi atleti arrivare, cerco una maglia rossa, e poco dopo ecco una Super Finisher arrivare!…Marta ha fatto un tempone straordinario ed i suoi occhi lucidi racchiudono tutta questa favolosa esperienza! Che bei momenti di soddisfazione, orgoglio e gioia. Altre foto insieme e poi inizia la lunga processione dopo la linea del traguardo…prima il telo termico, poi  la sacca con acqua ed una buonissima mela…una Grande Mela conquistata con merito! Poi si cammina stanchi ed infreddoliti come un esercito di zombies verso il Poncho post gara e la camminata sembra davvero infinita. Ecco l’ultimo step e ci accaparriamo anche il lungo poncho azzurro che è soprattutto bello caldo…ci voleva! I primi dolori, qualche svarione derivante dallo sforzo e da uno stomaco ancora non al meglio e le prime goffe difficoltà a fare le scale ci sono già, ma anche se l’andamento è come si diceva da “zombie che cammina”, il sorriso è stampato in faccia e si riesce a raggiungere la fermata della Subway, verso un meritato rientro e riposo in hotel.

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L’evento è talmente gigante e grandioso che anche il giorno dopo la festa continua. Il padiglione in Central Park è preso d’assalto (in totale saranno più di 53000 FInishers!); chi vuole può farsi incidere la medaglia con il proprio nome e tempo, merchandising di ogni genere con la scritta ‘Finisher’ vanno a ruba e una copia del New York Times con impresso il proprio nome nella classifica finale è un’obbligo a cui tutti gli  atleti non possono rinunciare. Orgogliosi e medaglia al collo runners di ogni tipo li ritrovi in giro per la città, li vedi zoppicare e fare fatica a scendere le scale, li vedi però sorridenti e soddisfatti scambiarsi in maniera reciproca  Congratulations ed i vari Well Done! Great! Good Job! ed in fondo secondo me questa è poi la magia di questo sport e di questo evento pazzesco che unisce e riunisce tutti i valori più puri dello sport e della vita.

Chiudo gli occhi di nuovo e ci ripenso…si è stata proprio una figata ed un’esperienza meravigliosa…Congratulations Finishers! Abbiamo corso e conquistato la MARATONA DI NEW YORK!

Andrea

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sotto il link all’articolo sul GIORNALE di BRESCIA:

https://www.giornaledibrescia.it/sport/l-emozione-dei-bresciani-in-corsa-sulle-strade-della-grande-mela-1.3422013