Salire. Scalare la vetta. Raggiungere la cima…o banalmente e forse anche grammaticalmente in modo non corretto “correre in su”… Differenti modi per dire e per descrivere un istante, un lasso di tempo molto breve che significa spesso sensazione di libertà, raggiungimento di un obiettivo o di un traguardo, vincere una sfida, il sentirsi appagato e realizzato dopo tanta fatica, dolori, problemi e difficoltà in generale.  Sto cercando di descrivere e trasmettere ciò che si prova in quel preciso momento quando ci si trova su di un picco di una montagna o alla fine di un difficile e duro percorso affrontato e superato. È li che ti realizzi e ti godi questo momento, magari ammirando un bel panorama a 360° intorno a noi, osservando il mondo da un’altra prospettiva e guardando in giù sia con lo sguardo sia con la mente ripercorrendo con la testa tutta la strada fatta sino a questo momento. Che sia un bel trekking, una corsa in montagna, una gara di trail running, una sky marathon o altre mille discipline annesse e connesse credo che alla  fine quell’istante e quei momenti si possano assomigliare e capire allo stesso modo.

Io corro in su. Parto semplicemente da questo semplice presupposto che mi ha sempre accompagnato e che spesso utilizzo nella vita di tutti i giorni quando di fronte ad un bivio, ad una scelta, ad un cambiamento…ho sempre pensato che spesso bisogna prendere la strada che appare più difficile, quella che non vedi bene dove va a finire, quella che solitamente è in salita appunto e che ci obbliga ad andare in su sudando e faticando per arrivare alla fine! Superare le difficoltà di questa strada e raggiungere quel traguardo che magari all’inizio sembra impossibile, ma che piano piano, passo dopo passo, possiamo raggiungere lassù in cima. Grinta, determinazione, allenamento, impegno e dedizione sono fattori che credo aumentino la soddisfazione finale che si percepisce in quegli attimi e in quelle sensazioni che ripagano tutta la fatica che ci ha portato al raggiungimento di questo risultato.

Per fare alcuni esempi recenti a livello personale penso alla mitica e sfidante Proai Golem sopra il Lago d’Iseo, al panoramico e suggestivo BVG Trail sul Lago di Garda, alla leggendaria ed infinita 100km del Passatore, alla scalata notturna più sunrise dalla cima dei 3700m del Vulcano Rinjani in Indonesia dopo tre giorni di trekking, scorgere all’alba dopo una bella scarpinata la Meraviglia del Macchu Picchu in Perù, toccare quota 5200 sul Cerro Colorado sempre in Perù oppure all’avvincente climbing dei Pinnacles in Malesia con un percorso di “soli” 2,4km con 1200m di dislivello positivo. Poi penso a quest’ultima sfida vinta sulle Dolomiti: una SkyMarathon di 42km con 3000m di dislivello nel simbolo delle Dolomiti…le mitiche Tre Cime di Lavaredo!

Già quest’ultima sfida (accantonata per un anno a causa di un infortunio) ha riacceso in me la voglia di trasmettere e condividere nero su bianco quello che si sente dentro nel raggiungere questo traguardo. A volte deve passare qualche giorno per assimilare l’adrenalina e per renderti conto che a livello personale hai fatto un’impresa piccola o grande che sia; spesso molta gente ti crede pazzo solo al pensiero, ma questo a volte fa parte del gioco e personalmente mi trasmette anche una carica maggiore per affrontare una nuova sfida. Quindi eccoci qui a raccontare da “Finisher” questa esperienza dolomitica! Un’esperienza con la E maiuscola perché oltre alla distanza ed al dislivello (considerando anche l’altitudine media del percorso sopra i 2000m) questa volta si è messo di mezzo anche il maltempo che senza tregua dalla notte precedente della gara ha oscurato la vallata e le montagne e ci ha accompagnati gelosamente per tutta la giornata regalando un tracciato bagnato, fangoso, scivoloso e soprattutto “freddoloso”.

Dopo 7h e 30m taglio il traguardo soddisfatto, felice e libero appunto. Voglio però rivivere il mio racconto partendo dal 23°km diciamo dall’intermedio di metà gara al rif.Auronzo a 2400m, dopo circa 4h dalla partenza: fa freddo, sono bagnato dalla testa ai piedi ed ho le mani quasi congelate. Non sento bene la sensibilità alle dita e faccio fatica ad afferrare i pezzettini di cibo al ristoro, tengo tra le mani il thè bollente ma quasi  non sento neanche il calore…la gentile signora del ristoro prende una coperta ed inizia  a sfregarmi le mani che piano piano riprendono un minimo il loro funzionamento. Mangio e bevo qualcosa di caldo ed entro nel bivacco per cambiarmi gli indumenti fradici addosso (il k-way ha funzionato il giusto, ma la pioggia incessante mi ha fatto bagnare anche gli strati sotto sino alla termica a contatto con la pelle…ho difficoltà notevoli nei gesti abituali come togliermi i guantini (troppo leggeri in questa occasione), i vestiti e slacciarmi lo zainetto. Un altro runner infreddolito mi aiuta e pian piano la temperatura corporea aumenta. Mi rivesto con indumenti a nuovo belli asciutti perché saggiamente ben imbustati nella  plastica ed infilo quelli fradici negli stessi sacchetti prima di infilarli nuovamente nello zainetto. Mi sento meglio e quindi via si va. Esco dal bivacco fuori al freddo e di colpo mi trema tutto di nuovo in maniera inaspettata…un forte tremolio alle gambe…decido di bere nuovamente un bel bicchiere di brodo caldo e mangiare ancora qualcosina…nel frattempo vedo qualche compagno di avventura che si ritira ( è l’ultimo punto assistito dall’organizzazione per poter rientrare con i loro mezzi e ritirarsi dalla gara )…mancano altri 19km circa che su queste montagne e con questo tempaccio significa ancora circa 3-4h di gara…Fabio, il mio compagno di avventura è già ripartito da un bel pezzo ed il pensiero del ritiro mi sfiora…ma con una gamba prima e poi l’altra si riparte di passo leggero e poi si riprende a corricchiare appena il sentiero spiana…le gambe riprendono a girare ed i vestiti per il momento asciutti  sono una bella manna dal cielo…dai si va!…il rif.Locatelli non è lontano e le sagome delle Tre Cime che solo si intravedono alla base scrutando nelle nubi danno forza per riprendere quello che si era iniziato…passo dopo passo, con piccoli traguardi nella testa da raggiungere prima di arrivare a quel momento, quell’ultimo rettilineo bagnato a bordo del lago di Misurina che sembra una bella passerella finale…è fatta ormai…ancora pochi metri….li c’è qualcuno che mi aspetta e le ultime forze per uno sprint arrivano…poi il traguardo…FINISHER!!! Medaglia al collo…foto di rito…e soddisfazione, libertà, orgoglio, ed in generale una sensazione impagabile nell’essere li ed avercela fatta con le proprie forze, superando le difficoltà e le avversità!

Non mollare mai anche quando la strada si fa davvero dura…crederci fino in fondo per raggiungere questa sensazione bellissima per avercela fatta con le proprie gambe e la propria testa soprattutto….quindi che ce ne siano altre di queste belle pazzie, quindi continuiamo a “correre in su” nello sport e nella vita….poi vediamo!

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