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“Aspirante bisonte” mi presento cosi in griglia, anzi nella “gabbia”, di partenza. Uno tra tanti, 7500persone in tutto, settemila persone con attaccato al petto un numero ed in mano due ‘bastoncini’ lunghi e sottili che cercano avvicinarsi alla propria gabbia cercando di saltellare, sbattere le mani e riscaldarsi per quel che si può. Siamo in Val di Fassa, a Moena precisamente e qui in fondo alla vallata ancora in ombra fa freddo. Siamo a -10° per l’esattezza. Gente sparsa ovunque nella piana, qualcuno dentro il tendone con un the caldo, qualcuno fuori a cambiarsi, qualcuno che prende posto per vedere la partenza degli atleti professionisti. Qualcuno invece fino all’ultimo minuto lo dedica ai propri materiali per rendere i propri sci il più performanti possibili e ci da dentro con la sciolina cercando di optare per la tipologia migliore in base alle condizioni della neve, alla tipologia di pista e ovviamente alle previsioni meteo e temperature. Questa cosa della “sciolina” è un vero e proprio rito di questo sport che trascende il puro significato tecnico sportivo. L’ho paragonata infatti alle classiche chiacchere da bar in merito magari ad un errore dell’arbitro ad una partita di calcio: “per me non era rigore” “si si era rigore” “l’ha toccato prima lui” ecc ecc…tanto fumo e tante chiacchere che di solito poi non portano ad un’unica conclusione definitiva e condivisa tra tutti…il rito della sciolina fa parte del processo e del clima pre-gara, già il giorno e la sera prima si entra in un’altra dimensione e poi una volta giunti al traguardo sono sicuro che ci si siederà ad un tavolo da bar e sarà sicuramente oggetto di discussione nel post gara e nei giorni successivi ( me li immagino già con frasi tipo “ti avevo detto che era meglio la verde”, “la blu va bene”, “forse ci voleva un giro di verde” bla bla bla…insomma ho scoperto che c’è dietro davvero un mondo ).
La musica di sottofondo precede il momento solenne della partenza degli atleti élite. Il Countdown è un battito che aumenta pian piano…tum tum – tum tum – tum tum…e poi ad un certo punto…BANG, lo sparo. Questi bestioni vichinghi ( alla Marcialonga partecipano più atleti stranieri rispetto agli italiani e la fanno da padrone i Norvegesi e gli Svedesi ) scattano da fermi e in un attimo a furia di possenti bracciate doppie raggiungono subito una velocità considerevole e non smetteranno di sbracciare fino al traguardo finale…per la cronaca i primi 10uomini taglieranno il traguardo finale dei 70km sotto le 2h e 50minuti…Anche le donne élite non sono da meno e chiuderanno sotto le 3h e 20min…impressionanti!
In coda alla griglia degli élite, ecco i “Senatori”. Personaggi mitologici che non hanno mai saltato un’edizione della Marcialonga e sono dunque custodi della storia e della tradizione della MARCIALONGA. Sono 9 leggende viventi al momento e hanno una pettorina gialla diversa rispetto a tutti gli altri e sono chiamati dallo speaker ufficiale con nome e cognome ai nastri di partenza…tutto molto bello…onore a loro, onore ai senatori!
Arriviamo poi nella pancia e nella coda del gruppo…nelle gabbie dei “bisonti” che racchiudono tutti i comuni mortali in cerca della propria gloria personale, in cerca di sfidare se stessi ed il proprio tempo, in cerca di vivere un’intensa e lunga giornata. Io sono tra di loro, mi reputo dunque un aspirante bisonte. Non so se riuscirò a finirla e come, ma l’obiettivo è proprio quello: arrivare in fondo senza ammazzarmi, senza ammazzare qualcuno, con i miei sci e le mie racchette ( data la quantità di persone è “abbastanza facile” rompere qualche pezzo della propria attrezzatura) e cercando di godermi questo viaggio e questo evento in tutto e per tutto ovviamente soffrendo e faticando anche, perchè in fondo nulla viene gratis e per le cose più belle bisogna lottare e bisogna sudarsele e meritarsele.
Fa freddo e per fortuna finalmente si parte, iniziamo a scaldarci almeno, corsetta dalla gabbia ai binari e via si passa sotto l’arco iniziale, che la mia Marcialonga abbia inizio. C’è ovviamente tanta gente, e quando dico tanta, dico proprio TANTA. Al secondo kilometro sono in coda manco fossimo sulla Tangenziale Est di Milano, completamente congestionato il passaggio davanti e dietro di me…qualcuno la prende bene, qualcuno si toglie addirittura gli sci e cerca un pertugio laterale per scavalcare l’ingorgo, ok siamo in Italia in effetti…e partono infatti anche dei “buuuu” e dei “semo semo semo”…anche questa è la Marcialonga a quanto pare. Quando il traffic jam si dirada scopro che il motivo sono le salitine e dunque anche le “discesine” che con indosso degli sci di fondo diventano “discesone”. La situazione è a tratti tragi-comica almeno per me con scene fantozziane dove uno parte in discesa, cade, l’altro dietro non riesce a fermarsi e cade al lato, un altro cade ancora e gli va addosso e un altro ancora fuoripista nel prato a fianco….tutto appunto molto divertente da vedere da fuori, un po’ meno per me dall’interno. Arrivo al culmine e metaforicamente mi faccio il segno della croce…la neve in mezzo è ghiacciatina e ai lati qualche cunetta…via ci si butta giù cercando appunto di rimanere in piedi, non centrare nessuno, rimanere in pista e non farmi travolgere da qualcuno dietro. Questo sarà un po il leit motiv di tutta la giornata. Ingorghi, scene comiche, discese in stile “va dove ti portano gli sci”, e poi il continuare ad andare avanti, passo alternato, gambe su e giù e braccia che spingono per non rimanere immobili seguendo i binari. Entrare ed uscire dai binari con gente davanti, al lato e dietro non è mai banale e ti costringe sempre ad un piccolo sforzo in più per spingere più forte rispetto a chi ti precede o a chi ti sta accanto. Poi ci sono i ristori, sacrosanti e direi sempre ben organizzati con bevande sia calde che fredde e un po di cose da stuzzicare (mitico il pane e salame a Pozza di Fassa ). Ce ne sono alcuni anche abusivi quando si passa vicino ai paeselli della Val di Fassa e Fiemme con qualcuno che ti offre anche un bel gocco di grappa!
Il tempo passa, i km un po meno ed il passo alternato rimane invece sempre una costante. Canazei, Moena, Predazzo e via verso Tesero…intanto supero il mio record di km fatti con gli sci di fondo ai piedi ( e non ci vuole tanto dato che le mie uscite con gli stretti si possono contare slle dita di una mano). Qualche discesina leggera con i binari è manna dal cielo e li si può andare un pochino più sereni a bombazza nella classica posizione a uovo. Poi appena si rallenta, le braccia devono entrare in azione e fare il resto…avanti a puciare, avanti sino a Cavalese non si molla! Ci sono come detto tantissimi stranieri, tanti signori ma tantissime signore anche ageé che le vedi in bello stile non mollare neanche un colpo…chapeaux! Quando arrivo in zona Cavalese capisco che davvero ora manca poco…siamo quasi al tramonto e penso sia una figata arrivare verso il traguardo con il calar del sole…poi penso anche che mettere una salita assassina di circa 2km prima degli ultimi 100m sia proprio un gesto “bastardo”, ma che in fondo sia giusto cosi, fino alla fine non bisogna mollare. Anzi, la cosa mi galvanizza e dopo un veloce pit-stop all’ ultimo ristoro con un goccio di caffè e una zolletta di zucchero, inizio con passo deciso il temuto “Mur de la Stria”, il famoso tratto finale appunto di salita con pendenze fino al 20%. Sorpasso tante persone e la cosa mi gasa ancora di più e la fatica, i dolorini e le altre sensazioni di stanchezza per un attimo se ne vanno…ancora un tornante, e finalmente ecco lo striscione finale con gli ultimi binari da seguire sul piattone per lo sprint finale…Marta so che è li tra la folla in piazza e questo è ulteriore motivo di energia, lo speaker scandisce il tuo nome, spingo fino all ultimo metro e mi lascio andare a quella sensazione impagabile di felicità, soddisfazione, orgoglio e un turbinio di emozioni che rimangono dentro e che valgono tutto quanto hai affrontato e superato. Ecco Marta, mi lascio andare tra le sue braccia, occhi lucidi e corpo in qualche modo leggero ormai…ecco poi la meritata medaglia con immancabile foto di rito…che spettacolo…la sfida è vinta e sono ufficialmente un bisonte adesso, sono un Marcialonghista…e questi momenti nessuno te li potrà togliere adesso…questa è la MIA MARCIALONGA!

Un super grazie al “maestro” ed amico ROCCO per avermi spinto e accompagnato verso questi binari. Un bellissimo weekend dove ho imparato anche un po’ di dialetto veronese in compagnia di Chiara, Elisabetta e della mitica ed immortale “Triade” ( il Sergio, il Gianni ed il Bepo…onore a queste “Legends” che ancora una volta hanno terminato i 70km alla faccia dell’età). Ci ritroviamo tutti al ristorone finale al palazzetto per discutere delle proprie avventure e perchè no di sciolina…nel frattempo poi è arrivato anche l’ultimo concorrente che viene premiato con corona di alloro e che fa scattare lo spettacolo pirotecnico a Cavalese che chiude col botto questo storico ed importante evento….cala cosi il sipario e si chiude la Marcialonga, la 50esima edizione…felice ed orgoglioso di esserne stato parte…chissà magari alla prossima!

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