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ALTA VIA DELL’ADAMELLO…..Il mitico Sentiero n°1!

Mi guardo i polpastrelli delle mani…ancora un po’ di fastidio, qualche piega, qualche taglietto…ci ripenso ed è sicuramente il Granito dell’Adamello, è la mitica Ganda adamellina ( grossi blocchi di pietra e sfasciumi di roccia di montagna  ) che richiedono sempre equilibrio ed attenzione. È la montagna, vera palestra e scuola di vita con le sue salite e discese “spaccagambe”. La salita è vita e come diceva una nota canzone di Venditti…”e quando pensi che sia finita…è proprio allora che comincia la salita….che fantastica storia è la vita”.

Siamo sui sentieri del Gruppo dell’Adamello, anzi siamo sul Sentiero numero 1. Il mitico numero 1, definito come l’Alta Via dell’Adamello e per noi Bresciani vuol dire “semplicemente” attraversare da Sud a Nord le nostre amate montagne. L’idea di fondo è infatti molto semplice: si comincia dalla parte bassa presso il Passo Crocedomini tra Val Camonica, Val Trompia e Valle Sabbia e dove il Gruppo dell’Adamello inizia ( precisamente dal Rif.Bazena o Tassara raggiungibile in auto) e poi si continua verso Nord attraversando in modo perpendicolare tutte le vallate che caratterizzano questa zona alpina rimanendo sempre in quota sopra i 2000m di altitudine e superando i vari passi alpini ed i vari rifugi sino a giungere al Rif.Garibaldi ricalcando cosi il percorso di una nota “gara” di corsa in montagna, il Trofeo Ravasio.

È stato un lungo weekend direi perfetto, intenso ed è stata davvero una grande avventura in primis. Gli ingredienti ci sono tutti: un meteo favoloso che ci ha accompagnato per tre giorni (fondamentale in un percorso del genere), panorami e luoghi davvero suggestivi, l’esplorazione di nuovi posti, la passione in comune per lo Sport, l’amicizia, alcuni piccoli imprevisti, qualche birretta, buon cibo e buon vino, tante cazzate, parecchio Genepì, gli Stambecchi, le Stelle, la Via Lattea…la condivisione delle esperienze nella Natura (come le “docce” nei torrenti gelati) ed in generale un assaggio intenso di pura vita da montagna, sconnessi offline dal mondo, ma connessi meglio tra di noi e con noi stessi. La fatica ovviamente c’è stata sotto tanti aspetti, ma la determinazione…quella necessaria ad andare avanti un passo dopo l’altro nonostante tutto è stata più forte…I passi sono stati tanti, sia quelli fatti dai nostri piedi (saranno in totale più di 60km con circa 4700m di dislivello positivo e altrettanti come dislivello negativo), sia quelli veri e propri che abbiamo dovuto conquistare arrampicandoci sui loro ripidi e sconnessi pendii, spesso dei veri e propri muri con blocchi di pietra enormi ed appuntiti appunto come si diceva inizialmente. Passo Blumone, Passo Brescia, Passo Dernal, Passo Ignaga, Passo Poia, Passo Miller, Passo Premassone e Passo del Lunedi…nomi che incutono un po’ di timore e soggezione quando si affrontano a seconda del momento, dell’altitudine e delle difficoltà tecniche, sicuramente mai banali comunque. Poi ci sono i Rifugi, ancore di salvezza lungo il cammino e ristori spesso miracolosi. Grazie al “GiraRifugi” ad ogni nostro passaggio abbiamo timbrato il cartellino, abbiamo lasciato e raccolto qualche chiacchera, un saluto ed un piacevole ricordo. In ordine di comparsa durante questo nostro “Film” i Rifugi protagonisti sono stati: Bazena, Tita Secchi, Maria e Franco, Baita Adamè (1a notte), Prudenzini, Gnutti, Baitone(2a notte), Tonolini, Garibaldi, Malga di Mezzo e rientro da Malga Caldea dove avevamo lasciato saggiamente un auto ad aspettarci per il ritorno (meno saggiamente scopro all’arrivo che l’ho lasciata aperta per tre giorni…smemorino as usual!). Grazie ai vari gestori e volontari di questi posti (fantastici i racconti e la genuinità di Piero a Baita Adamè), custodi di questi luoghi cosi preziosi che fermano il tempo e che fanno riflettere sulle cose semplici, sui valori importanti, per avere un po’ più di consapevolezza di noi stessi, dell’ambiente, del nostro territorio e per cercare di darti uno schiaffo in modo da alzare la testa per non farsi assorbire troppo da questa nostra società sempre cosi tanto frenetica, iper-tecnologica e consumistica…

Ci sarebbero tante altre cose da dire e raccontare, ma forse più che le parole, bisognerebbe passare di nuovo ai fatti e vivere sulla propria pelle delle esperienze cosi: dure, intense, umili e formative per la crescita personale e del gruppo, senza mai dimenticarsi di divertirsi e di godere del momento presente, aggredendo in un certo modo la propria vita. È stato tutto molto bello davvero, il nostro obiettivo finale è stato raggiunto e l’abbiamo portato a casa alla grande, l’organizzazione logistica non è stata banale, ma direi che pensato cosi in modalità diciamo “godereccia” è stato davvero ottimale per noi e soprattutto questa esperienza ci ha sicuramente dato tanto e ci ha arricchiti tutti. Una bella pacca ce la meritiamo…Ale, Massi, Gio e Gian…bravi noi insomma, quelli del gruppo 4+1 eheh. Qui di seguito per capire e contestualizzare meglio cosa significa e cosa è stata l’ALTA VIA DELL’ADAMELLO carico un po’ di immagini di questi posti meravigliosi e di questo cammino lungo il mitico Sentiero n°1!

Grandissimi Ragazzi….Grazie Montagna!

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A Day in Doha!

Doha, Qatar. Il Countdown finale. Quando avevamo scelto il volo per il Vietnam avevamo trovato questa opzione un po’ più economica rispetto alle altre (da Hanoi a Malpensa: 34h e qualcosa esce sul display…azz). Opzione inizialmente scartata a favore di altre opzioni più “umane” in termini di tempo totale complessivo. Poi ragionandoci su e approfittando del prezzo leggermente più basso, optiamo per l’opzione con scalo lungo a Doha e ne approfittiamo cosi per farci un breve giro della capitale Qatariota. Siamo agli sgoccioli del nostro Viaggio in Vietnam e mezza giornata a Doha è stata sorprendentemente una piacevole ed interessante tappa finale. Arriviamo attorno alle 14 e dopo il timbro sul passaporto eccoci all’uscita dell’aeroporto. Come pensavamo, uscire fuori è una botta di calore dopo tante ore di aria condizionata. Siamo a metà Luglio, in Medio Oriente nel Golfo Persico e le temperature sono proibitive durante il giorno. Aria calda tipo phon e botte di freddo polare nei locali chiusi date dall’aria condizionata, un bel mix insomma! In internet leggiamo di un comodo bus che connette aeroporto al centro vicino al Souk Wakif, nostro punto di riferimento dato che abbiamo l’Hotel in zona…usciamo fuori alla fermata ma dopo una vana attesa al caldo demordiamo e rientriamo nel clima artico dell’aeroporto. Piano B, andiamo con la Metro. Pulita, nuova, funzionale, economica…insomma nulla da eccepire. Usciamo in strada ed i 500m che abbiamo dalla fermata al nostro hotel sono impegnativi con questo caldo e ci sfiancano in pochi minuti. Tutti i lavoratori nell’Hotel sono indiani e tutto è moderno e con spazi grandi…un po’ freddino però come feeling emotivo ( e non solo per l’aria condizionata ). Usciamo a piedi e l’idea è quella di arrivare sul lungo mare, la Corniche, e vedere lo skyline di Doha. Abbiamo a disposizione metà giornata e la serata per visitare un pochino Doha e ci concentriamo su queste due cose: 1) passeggiare sul Lungomare con la vista dello Skyline della città e 2) girovagare per il Souk Wakif, il mercato/bazaar principale della città.

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Partiamo dalla Corniche. La città è costruita, infatti, su una baia e il suo lungomare è un’attrazione che merita un giretto sicuramente, meglio al calar della sera per godere di temperature più umane e poi merita anche ripassare in zona la sera con le luci dei grattacieli a far da contrasto con il buio del cielo. Si possono noleggiare anche monopattini e biciclette e sarebbe carino secondo me dato che gli spazi sono enormi e volendo si può allungare un pochino le distanze. All’interno del porto sono ormeggiate tantissime antiche navi di legno, un tempo utilizzate per la pesca. Ci sono dei boat tour potenzialmente carini da fare al tramonto, magari sono interessanti, noi siamo un po’ tirati con i tempi quindi nada. Le antiche barche di legno sono probabilmente anche le uniche attrazioni veramente antiche di questa città che fanno da contraltare alla modernità della città fatta di grattacieli ed edifici un po’ tutti anonimi ed uguali color sabbia/argilla. Lo skyline sullo sfondo invece è comunque molto bello e suggestivo. Sul lungomare c’è anche una bizzarra scultura che raffigura un’ostrica gigante aperta, con all’interno una perla. Leggiamo poi che è un omaggio alla più antica e importante attività economica di Doha, la pesca delle perle, ormai non più praticata a partire dalla scoperta dei giacimenti petroliferi e di gas naturale che hanno scaturito tutta la ricchezza e opulenza del Paese.

Poi tocca al Souk Wakif, una bella struttura relativamente moderna ma che richiama lo stile orientale arabeggiante di un tempo lontano. Bello lindo e pulito, fa quasi impressione vedere tanto ordine e pulizia per un mercato, soprattutto per noi abituati ai ben più caotici e “vivi” mercati asiatici. C’è un’area esterna con Cammelli, Cavalli, Falchi e uccelli di ogni tipo tenuti in gabbia e pronti ad essere acquistati dai facoltosi abitanti ( il pappagallo e razze simili sono i più gettonati come animali da compagnia ). Nota negativa di questo mercato è che non si può negoziare…purtroppo Fixed Price e niente mercanteggiare…peccato! Le botteghe all’interno hanno l’aria condizionata a manetta ed anche qui è un continuo mix caldo/freddo, i negozietti sono carini e c’è un po’ di tutto dal tessile all’alimentare e qualche souvenir ( molti a tema Mondiali di Calcio dato che a Dicembre 2022 si è appena chiuso questo colossale evento a livello mondiale ). Finalmente la sera si sta un pochino meglio anche se si alza l’umidità, si accendono le luci ed è strano, ma suggestivo vedere una moschea moderna tutta illuminata con minareto centrale a forma di spirale. Siamo ancora un po’ sballati dal fuso orario e decidiamo di andare a caccia di cibo per testare e vedere come è l’offerta locale. Nella via centrale del Souq ci sono alcuni divanetti e sedie esterne per mangiare e non sembra una brutta opzione. Decidiamo però di inoltrarci in una delle viuzze (rigorosamente perdendoci un pochino) e vediamo un po’ di fila vicino ad un forno/panetteria. Eccoci subito in fila anche noi per questo pane che sembra molto invitante e per noi amanti di chapati/naan o simile è una gioia per gli occhi e per la nostra bocca. Accanto a questo fornaio ci sono dei posti a sedere e un posto molto alla buona che sta grigliando qualche spiedino…taaac anche questo è nostro e da provare. Molto buoni, serviti anche qui con del chapati e hummus…davvero un ottima scelta che suggerisco per chi passa da queste parti!

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Ultimo giretto notturno con un occhio allo scintillante SkyLine della città e rientro verso l’Hotel, domani mattina ci attende l’ultimo breve trasferimento all’aeroporto con driver prenotato tramite app UBER che qui pare che spopoli (sono circa 10-15km e anche questo permette facilmente un veloce giro della città). Siamo alla fine di questa breve ma piacevole sosta a DOHA, abbiamo assaporato un pochino di QATAR e qualche pregiudizio ce lo siamo tolto anche qui…non è una meta finale che sceglierei per un viaggio, ma l’ipotesi di uno scalo lungo e spendere uno o due giorni qui non è niente male secondo me. Brava Doha, mi hai sorpreso positivamente, bye bye!

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Asia, Mon Amour: Viaggio in VIETNAM!

Asia, Mon Amour. “Oggi” è il turno del Vietnam, ma in generale è un ritorno e un ripasso di quell’Asia che per me è sempre stata cara, un innamoramento che è iniziato come un colpo di fulmine con l’India, poi man mano mi ha fatto scoprire il Sud Est asiatico con Thailandia, Laos, Cambogia…per poi passare dalle suggestive ed intense Indonesia, Malesia. Poi ritornare nel sub continente indiano con la sua piccola goccia a Sud, lo Sri Lanka, e le sue vette a Nord, il Nepal e la meraviglia di quel piccolo Tibet chiamato Ladakh. Vedere con i propri occhi la diversità del Giappone e la parentesi delle strane ed impronunciabili ex repubbliche sovietiche dell’Asia Centrale: Kirghizistan ed Uzbekistan. Oggi però è il turno del Vietnam si diceva, eh si, il viaggio mi riporta di nuovo in Asia, e anche questa volta per fortuna ci sono ricascato di nuovo….che bellezza. Che libertà. Che vita. Che bel viaggio che è stato. Marta al mio fianco come sparring partner perfetto. L’esplorazione di nuovi luoghi, di bellezze naturali, di popoli e di nuove culture e soprattutto l’esplorazione interiore dentro noi stessi, andando cosi a creare nuove esperienze e nuove avventure che a loro volta generano nuovi bellissimi ricordi che sicuramente ci rimarranno impressi a lungo e che nessuno poi ci potrà portare via.

Due settimane intense e piene come i nostri zaini. La libertà di gestirci e organizzarci il nostro percorso, le nostre tappe e la flessibilità di modificarle in base alle nostre esigenze, preferenze e agli imprevisti. Perdere la cognizione del tempo, delle ore e del giorno della settimana. Bello bello tornare ad essere backpackers, l’essenza del puro e vero Viaggio. Tante emozioni, diverse sensazioni, tantissimi sorrisi. Tanti xin chào (il loro “ciao”) e tanti Cam o’n (il loro “grazie”. Tante fotografie, tanti click e tante immagini stampate nella mente…

Ci sono stati poi i tanti trasferimenti interni, lunghi, notturni con tantissimi mezzi di traporto diversi. Bus, treni, aerei e soprattutto Motorbike! Menzione speciale per il motorino, davvero un MUST qui in Vietnam…abbiamo girovagato e guidato dappertutto dal traffico impressionante di Hanoi sino alle piccole e remote strade off-road di Pu Luong e tra le eleganti e sterminate fioriture di Fior di Loto, abbiamo anche pedalato con la bicicletta in piena libertà tra i canali del Delta del Mekong, nelle viuzze dell’antica Hoi-An fino alla campagna rurale e fino alle sue spiagge ricoperte di palme e cocchi. Abbiamo camminato tanto, sempre ed ovunque, sotto l’acquazzone iniziale nella provincia di Ben Tre, ci siamo poi impiombati di acqua e di fango e abbiamo fatto stretta conoscenza con le sanguisughe tra i ripidi terrazzamenti delle risaie di Sapa. Ci siamo stancati per bene con il caldo umido,sopratutto nella zona di Huè girovagando per tombe imperiali, pagode e templi. Con barche ed imbarcazioni di ogni tipo abbiamo poi navigato tra stretti canali nella regione di NinhBinh-Tam Coc, esplorato grotte ed ammirato la Natura di posti incantevoli e sorprendenti. Poi le svariate esperienze del cibo e delle bevande di strada tra street food e local market. I Mercati Locali: una delle cose che sempre ci piace fare di più quando si viaggia è visitare i mercati locali. Il mercato è il microcosmo culturale di un popolo ed è uno dei modi che preferisco per entrarci in punta di piedi e spiare la vita degli altri. Nei mercati scopri cosa e come mangia la gente, cosa e come vende, come si veste, come socializza…Bisogna respirarne l’essenza, i sapori ed i profumi, provare appunto e buttarsi con i cibi e le bevande locali (non proprio tutte eh!)…per esempio lasciamo stare qualche serpente, le tartarughe dal guscio molle ( che brutte!) e qualche strano pesce…ci siamo però fatti una cultura e assaggiato vari frutti tropicali come il Dragon fruit, il Rambutan, il Longan, il Jackfruit, il Kumquat, il WaterCoconut e tanti altri… È bello viverli e fotografarli per catturare questi istanti di vita quotidiana per loro e straordinari per noi osservatori di passaggio. Ogni mercato è poi a se´ e racconta la storia, le tradizioni e le abitudini di un territorio e di un’intera nazione. Insomma è come fare un salto ed un’immersione interattiva nella storia e nelle abitudini di un popolo attraverso un mercato.

Non è stato sicuramente un viaggio comodo e facile per tutti, ma sono convinto che affrontato così in questa maniera sia stata un’esperienza meravigliosa che ti assorbe totalmente e che ci ha dato tanto, ci ha fatto sudare, divertire, sorridere e vivere a pieno questo paese….il Vietnam insomma è una figata!

Cam o’n Vietnam!!

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Ultra Trail degli Dei…2a parte!

Di conteggi di km e metri di dislivello, di ripartenze, del gran caldo nella piana del Mugello, di un tramonto con vista Firenze, di visioni notturne, di voglia di arrivare, di non mollare, di tagliare il traguardo, di buttarsi su un materasso e lasciarsi abbandonare. Di sport, di passione, di fatica, di soddisfazione…di vita… di persone normali che dopo un lungo viaggio sono diventati “Dei”

Abbiamo superato metà gara e siamo al km75 circa..ancora a ripensarci scrivendo e rileggendo questo racconto quasi mi risento stanco..eheh. In realtà in questo tratto sono galvanizzato dal lungo pit-stop e dal massaggio “miracoloso” del ristoro di Monte di Fo’. Mi sento bene e riesco a correre bene sulla lunga discesa recuperando e superando alcuni atleti a cui non si nega mai un saluto e una battuta veloce per sapere un po’ cosa c’è dentro la testa di altre persone che stanno compiendo il tuo stesso percorso fisico e mentale. Parlando con un signore su una salita gli racconto il mio momento negativo di prima..”sai ero cotto, stavo pensando al ritiro ecc ecc” e lui mi risponde “devi tenere sempre aperta la porta della locanda”. La mia risposta è “Eh?!”…lui mi spiega che la “locanda” è il luogo nella propria testa dove ci sono sempre e si annidano i pensieri positivi e quindi in un momento di crisi, se la porta è aperta bisogna far entrare i pensieri positivi, ottimisti e cercare cosi di superare la crisi…insomma c’è sempre da imparare e in questo genere di gare lunghe di resistenza i buoni consigli sono anche ‘lezioni di vita’, mi piace questa metafora infatti e cerco di tenere a mente di lasciare aperto sempre uno spiraglio dalla porta della Locanda… Quando la discesa finisce trovo un piccolo ristoro di signore locali che è una bomba…una signora esce con una focaccia fumante con salumi e formaggi…un atleta la abbraccia e la bacia…poi tutti sotto la fontanella e da qui si riparte dove inizia un duro piattone di circa 6km lungo la piana del Mugello…fa molto caldo e il tratto cosi in pianura in aperta campagna è parecchio pesante…cerco di alternare corsetta e qualche passo di cammino e per fortuna mi ritrovo con un bel gruppetto di atleti che in qualche modo ci supportiamo e stuzzichiamo a vicenda. Poi il ristoro di San Piero a Sieve del km 98. Altra pausa rigenerante e ora l’ostacolo più duro è il Monte Senario, una salita irta e lunga e che nella testa di molti è l’ultima bella salita di questo percorso ( anche se sappiamo in fondo benissimo che anche dopo di questa ci saranno altre salitine da non sottovalutare…).IMG20230506123231-minCatturaIMG20230506171402-min-minScreenshot_2023-05-08-12-05-06-27_40deb401b9ffe8e1df2f1cc5ba480b12Screenshot_2023-05-08-12-07-09-90_40deb401b9ffe8e1df2f1cc5ba480b12Screenshot_2023-05-08-12-07-33-98_40deb401b9ffe8e1df2f1cc5ba480b12

Sterrato largo, qualche viandante/escursionista sul cammino ti applaude e ti saluta, un sorriso e un ringraziamento sono il minimo che possiamo ritornare, la salita mi sembra lunga e sono convinto di essere all’inizio della rampa che porta in cima al Monte Senario. Poi vedo una spianata e capisco che questa non è ancora la salita al Senario…porca puttt…altra batosta psicologica…ho la conferma quando iniziamo una discesa che ci riporta sull’asfalto per un breve tratto e poi imbocchiamo un sentiero nel bosco, adesso questa è il vero inizio della lunga ascesa che culmina agli 800m del Santuario e che per noi atleti significa km 113. Si sale pian pianino sfruttando tutto l’appoggio dei bastoncini, sono stanco e la stanchezza si fa sentire alla grande, la testa a tratti mi ciondola quasi ad addormentarsi e in questo momento penso che un bel caffè ci starebbe proprio bene. Trovo Daniele dalla Valsugana poco più avanti, cerco di aumentare in qualche modo e di raggiungerlo cosi passo dopo passo salgo con lui chiaccherando e divagando un pochino ingannando cosi il tempo e i metri di dislivello che sul Garmin mi  sembrano salire troppo a rilento per la salita che stiamo affrontando e pure i km percorsi non hanno intenzione di aumentare come invece io vorrei. Gli dico della mia voglia di un bel caffè e poco dopo mi invita al suo piccolo ristoro personalizzato dove sua moglie ed il figlio lo stanno attendendo proprio pochi metri sotto il Santuario del Monte Senario. Hanno un piccolo furgoncino con attrezzattura da campeggio e pure la moka! Una manna dal cielo questo caffè…li ringrazio vivamente e si prosegue. Da qui il cartello recita 17km all’al traguardo finale di Fiesole….sembrano pochi in qualche modo, ma sono consapevole che saranno molti lunghi in ogni caso, poi un ulteriore difficoltà è data dal fatto che ormai il sole sta tramontando e mi aspettano ancora qualche ora al buio con in testa la frontale ad illuminare la via. Ho raggiunto e superato il mio limite per numero di km mai corsi…e andare un pezzettino “oltre” è già qualcosa che rende orgoglioso. Daniele, il mio compagno di viaggio durante l’ascesa al Senario ha problemi al tibiale e in discesa non riesce più a correre, quindi lo saluto e al piccolo trotto riparto di buon passo carico e voglioso di arrivare al traguardo il più presto possibile anche per evitare una seconda nottata “in bianco” ( faccio due rapidi conti e forse riesco a stare sotto le 24ore, il che non sarebbe male anche per evitare troppe ore nell’oscurità visto che ormai mi ritrovo nuovamente da solo nella natura di questi Appennini che inizio un po’ ad odiare e desidero vedere le luci di Fiesole e di Firenze per avere un contentino o almeno l’illusione di essere vicini alla Finish Line). Aggiorno Marta via telefono sui km fatti, rimanenti e sull’orario di arrivo previsto cosi mi distraggo un po’ e mi faccio un po’ di compagnia, sento anche con dei vocali i compagni Mattia e Cristian già arrivati al traguardo e mi mettono in allerta che l’ultimo pezzo (come sempre) non è banale e nasconde ancora qualche salita bella bastarda e più lunga del previsto….molto bene. Purtroppo inizio a rendermene conto anche io…i km scorrono lentissimi, le salite e le discese diventano infinite…poi nel bosco, nel buio, da solo, con il fascio di luce della frontale che illumina piante ed alberi che in quel momento assumono figure che in realtà non esistono e mi fanno strabuzzare più volte gli occhi…capita cosi di intravedere volti o sagome di bambini, persone o di animali, quando in realtà non sono altro che pezzi di tronco o foglie e rami sparsi che mi fanno da un lato divertire perchè rimango lucido e consapevole di quello che sta accadendo e dopo i primi momenti di smarrimento, riconosco che quello che intravedo inizialmente si tramuta poi in in un nonnulla ( per esempio vedo una figura umana col braccio teso che si fa un selfie in lontananza….mi avvicino e mi rendo conto che è invece il corrimano di legno obliquo di una scala…)…quando me ne rendo conto ci rido un po’ su e proseguo…insomma un esperienza nuova in questo lungo viaggio…ehehe. Quando vedo il GPS che recita 126, poi 127 so che è “quasi” finita. Sono ormai quasi le 23.00 e sto raggiungendo le 24ore di gara, una bella giornata intensa penso dentro di me. Quel “quasi” però è davvero bastardo in questi momenti, non passa davvero più, l’umore cambia e divento incazzato perchè ho solo voglia di finire e non intravedo ancora le luci della città, pensieri come “dove cazz è l’arrivo”…”io non mi iscriverò più ad un UltraTrail”…”mai più una roba del genere”…gironzolano e si fanno sentire pesantemente nella testa, è un altro momento brutto soggettivamente. Aggiorno Marta anche su questo cambio di humour e due paroline da parte sua sono una piccola iniezione di fiducia. Dietro di me nessuna luce di altri alteti, davanti neanche un’ombra, passo dopo passo si avanza comunque. Poi un’altra rampata secca che taglia le gambe, poi l’asfalto finalmente, qualche casa, la strada sale e scende ancora un po’…la mia testa che pensa “ma dove minchia hanno messo l’arrivo??” poi un bel muretto con tante luci all’orizzonte, deve essere Firenze e non è mai stata cosi vicina, ancora qualche centinaio di metri ed ecco il gonfiabile…non è una visione questa volta…le smorfie, la fatica e l’incazzatura svaniscono, il viso e il corpo si distende, occhi lucidi, sorriso di gioia e liberazione che esce fuori, attimi intensi che rimangono dentro….ecco la Finish Line, subito la medaglia e la foto di arrivo in una piazza semivuota dato l’orario….mi appoggio al primo appiglio che mi capita a tiro…sono esausto e ho voglia solo di recuperare le mie cose e addormentarmi in un letto…guardo la medaglia e percepisco il valore di cosa rappresenta per me. La riguardo e c’è scritto “ULTRA TRAIL DEGLI DEI”…..che figata….forse davvero dopo un Viaggio e un’ Esperienza del genere, “Dei” si può in qualche modo diventare…

Il miglior riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che se ne ricava, ma ciò che si diventa grazie a essa.

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La mia MARCIALONGA….tra Atleti Élite, Senatori e Bisonti!

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“Aspirante bisonte” mi presento cosi in griglia, anzi nella “gabbia”, di partenza. Uno tra tanti, 7500persone in tutto, settemila persone con attaccato al petto un numero ed in mano due ‘bastoncini’ lunghi e sottili che cercano avvicinarsi alla propria gabbia cercando di saltellare, sbattere le mani e riscaldarsi per quel che si può. Siamo in Val di Fassa, a Moena precisamente e qui in fondo alla vallata ancora in ombra fa freddo. Siamo a -10° per l’esattezza. Gente sparsa ovunque nella piana, qualcuno dentro il tendone con un the caldo, qualcuno fuori a cambiarsi, qualcuno che prende posto per vedere la partenza degli atleti professionisti. Qualcuno invece fino all’ultimo minuto lo dedica ai propri materiali per rendere i propri sci il più performanti possibili e ci da dentro con la sciolina cercando di optare per la tipologia migliore in base alle condizioni della neve, alla tipologia di pista e ovviamente alle previsioni meteo e temperature. Questa cosa della “sciolina” è un vero e proprio rito di questo sport che trascende il puro significato tecnico sportivo. L’ho paragonata infatti alle classiche chiacchere da bar in merito magari ad un errore dell’arbitro ad una partita di calcio: “per me non era rigore” “si si era rigore” “l’ha toccato prima lui” ecc ecc…tanto fumo e tante chiacchere che di solito poi non portano ad un’unica conclusione definitiva e condivisa tra tutti…il rito della sciolina fa parte del processo e del clima pre-gara, già il giorno e la sera prima si entra in un’altra dimensione e poi una volta giunti al traguardo sono sicuro che ci si siederà ad un tavolo da bar e sarà sicuramente oggetto di discussione nel post gara e nei giorni successivi ( me li immagino già con frasi tipo “ti avevo detto che era meglio la verde”, “la blu va bene”, “forse ci voleva un giro di verde” bla bla bla…insomma ho scoperto che c’è dietro davvero un mondo ).
La musica di sottofondo precede il momento solenne della partenza degli atleti élite. Il Countdown è un battito che aumenta pian piano…tum tum – tum tum – tum tum…e poi ad un certo punto…BANG, lo sparo. Questi bestioni vichinghi ( alla Marcialonga partecipano più atleti stranieri rispetto agli italiani e la fanno da padrone i Norvegesi e gli Svedesi ) scattano da fermi e in un attimo a furia di possenti bracciate doppie raggiungono subito una velocità considerevole e non smetteranno di sbracciare fino al traguardo finale…per la cronaca i primi 10uomini taglieranno il traguardo finale dei 70km sotto le 2h e 50minuti…Anche le donne élite non sono da meno e chiuderanno sotto le 3h e 20min…impressionanti!
In coda alla griglia degli élite, ecco i “Senatori”. Personaggi mitologici che non hanno mai saltato un’edizione della Marcialonga e sono dunque custodi della storia e della tradizione della MARCIALONGA. Sono 9 leggende viventi al momento e hanno una pettorina gialla diversa rispetto a tutti gli altri e sono chiamati dallo speaker ufficiale con nome e cognome ai nastri di partenza…tutto molto bello…onore a loro, onore ai senatori!
Arriviamo poi nella pancia e nella coda del gruppo…nelle gabbie dei “bisonti” che racchiudono tutti i comuni mortali in cerca della propria gloria personale, in cerca di sfidare se stessi ed il proprio tempo, in cerca di vivere un’intensa e lunga giornata. Io sono tra di loro, mi reputo dunque un aspirante bisonte. Non so se riuscirò a finirla e come, ma l’obiettivo è proprio quello: arrivare in fondo senza ammazzarmi, senza ammazzare qualcuno, con i miei sci e le mie racchette ( data la quantità di persone è “abbastanza facile” rompere qualche pezzo della propria attrezzatura) e cercando di godermi questo viaggio e questo evento in tutto e per tutto ovviamente soffrendo e faticando anche, perchè in fondo nulla viene gratis e per le cose più belle bisogna lottare e bisogna sudarsele e meritarsele.
Fa freddo e per fortuna finalmente si parte, iniziamo a scaldarci almeno, corsetta dalla gabbia ai binari e via si passa sotto l’arco iniziale, che la mia Marcialonga abbia inizio. C’è ovviamente tanta gente, e quando dico tanta, dico proprio TANTA. Al secondo kilometro sono in coda manco fossimo sulla Tangenziale Est di Milano, completamente congestionato il passaggio davanti e dietro di me…qualcuno la prende bene, qualcuno si toglie addirittura gli sci e cerca un pertugio laterale per scavalcare l’ingorgo, ok siamo in Italia in effetti…e partono infatti anche dei “buuuu” e dei “semo semo semo”…anche questa è la Marcialonga a quanto pare. Quando il traffic jam si dirada scopro che il motivo sono le salitine e dunque anche le “discesine” che con indosso degli sci di fondo diventano “discesone”. La situazione è a tratti tragi-comica almeno per me con scene fantozziane dove uno parte in discesa, cade, l’altro dietro non riesce a fermarsi e cade al lato, un altro cade ancora e gli va addosso e un altro ancora fuoripista nel prato a fianco….tutto appunto molto divertente da vedere da fuori, un po’ meno per me dall’interno. Arrivo al culmine e metaforicamente mi faccio il segno della croce…la neve in mezzo è ghiacciatina e ai lati qualche cunetta…via ci si butta giù cercando appunto di rimanere in piedi, non centrare nessuno, rimanere in pista e non farmi travolgere da qualcuno dietro. Questo sarà un po il leit motiv di tutta la giornata. Ingorghi, scene comiche, discese in stile “va dove ti portano gli sci”, e poi il continuare ad andare avanti, passo alternato, gambe su e giù e braccia che spingono per non rimanere immobili seguendo i binari. Entrare ed uscire dai binari con gente davanti, al lato e dietro non è mai banale e ti costringe sempre ad un piccolo sforzo in più per spingere più forte rispetto a chi ti precede o a chi ti sta accanto. Poi ci sono i ristori, sacrosanti e direi sempre ben organizzati con bevande sia calde che fredde e un po di cose da stuzzicare (mitico il pane e salame a Pozza di Fassa ). Ce ne sono alcuni anche abusivi quando si passa vicino ai paeselli della Val di Fassa e Fiemme con qualcuno che ti offre anche un bel gocco di grappa!
Il tempo passa, i km un po meno ed il passo alternato rimane invece sempre una costante. Canazei, Moena, Predazzo e via verso Tesero…intanto supero il mio record di km fatti con gli sci di fondo ai piedi ( e non ci vuole tanto dato che le mie uscite con gli stretti si possono contare slle dita di una mano). Qualche discesina leggera con i binari è manna dal cielo e li si può andare un pochino più sereni a bombazza nella classica posizione a uovo. Poi appena si rallenta, le braccia devono entrare in azione e fare il resto…avanti a puciare, avanti sino a Cavalese non si molla! Ci sono come detto tantissimi stranieri, tanti signori ma tantissime signore anche ageé che le vedi in bello stile non mollare neanche un colpo…chapeaux! Quando arrivo in zona Cavalese capisco che davvero ora manca poco…siamo quasi al tramonto e penso sia una figata arrivare verso il traguardo con il calar del sole…poi penso anche che mettere una salita assassina di circa 2km prima degli ultimi 100m sia proprio un gesto “bastardo”, ma che in fondo sia giusto cosi, fino alla fine non bisogna mollare. Anzi, la cosa mi galvanizza e dopo un veloce pit-stop all’ ultimo ristoro con un goccio di caffè e una zolletta di zucchero, inizio con passo deciso il temuto “Mur de la Stria”, il famoso tratto finale appunto di salita con pendenze fino al 20%. Sorpasso tante persone e la cosa mi gasa ancora di più e la fatica, i dolorini e le altre sensazioni di stanchezza per un attimo se ne vanno…ancora un tornante, e finalmente ecco lo striscione finale con gli ultimi binari da seguire sul piattone per lo sprint finale…Marta so che è li tra la folla in piazza e questo è ulteriore motivo di energia, lo speaker scandisce il tuo nome, spingo fino all ultimo metro e mi lascio andare a quella sensazione impagabile di felicità, soddisfazione, orgoglio e un turbinio di emozioni che rimangono dentro e che valgono tutto quanto hai affrontato e superato. Ecco Marta, mi lascio andare tra le sue braccia, occhi lucidi e corpo in qualche modo leggero ormai…ecco poi la meritata medaglia con immancabile foto di rito…che spettacolo…la sfida è vinta e sono ufficialmente un bisonte adesso, sono un Marcialonghista…e questi momenti nessuno te li potrà togliere adesso…questa è la MIA MARCIALONGA!

Un super grazie al “maestro” ed amico ROCCO per avermi spinto e accompagnato verso questi binari. Un bellissimo weekend dove ho imparato anche un po’ di dialetto veronese in compagnia di Chiara, Elisabetta e della mitica ed immortale “Triade” ( il Sergio, il Gianni ed il Bepo…onore a queste “Legends” che ancora una volta hanno terminato i 70km alla faccia dell’età). Ci ritroviamo tutti al ristorone finale al palazzetto per discutere delle proprie avventure e perchè no di sciolina…nel frattempo poi è arrivato anche l’ultimo concorrente che viene premiato con corona di alloro e che fa scattare lo spettacolo pirotecnico a Cavalese che chiude col botto questo storico ed importante evento….cala cosi il sipario e si chiude la Marcialonga, la 50esima edizione…felice ed orgoglioso di esserne stato parte…chissà magari alla prossima!

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“It’s easy to say welcome, but it’s difficult to say goodbye”…UGANDA!!

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IMG_20221204_175145Africa, again and again…dopo la Namibia ed il Mozambico dell’anno precedente, quest’anno si ritorna in Africa con destinazione Uganda. Un paese completamente diverso, affascinante che un pezzettino di cuore l’ha conquistato sin da subito con il nostro arrivo e che invece è difficile da lasciare e da salutare come sottolinea la frase iniziale che abbiamo imparato in uno dei canti e dei tanti balli locali. Questo popolo sempre sorridente, colorato e danzante ci ha regalato tanti momenti indimenticabili e per noi è stato e rimarrà uno strepitoso viaggio ed un’esperienza meravigliosa.

La gente cammina tanto qui. Cammina ovunque. Per le strade è un continuo via vai per spostarsi da un villaggio all’altro. Per andare alla Chiesa più vicina, alla Scuola che è situata a qualche chilometro più in là, si pedala e si spingono biciclette come carretti stracolmi di caschi di banane, si riempiono taniche gialle di plastica al pozzo o semplicemente si trasportano altre cose come frutta e verdure o sacchi enormi che vengono comprati e venduti nei piccoli mercati locali. È la realtà che si vede dal finestrino osservando la vita che scorre qui. E’ la campagna rurale fatta di villaggi primordiali spesso senza elettricità, senza acqua e con poco altro. Sfrecciano dappertutto i boda-boda ( i moto-taxi che accompagnano anche tre-quattro persone alla volta ).. oltre a motorini e biciclette guidati e spinti dagli uomini, tante donne con tessuti coloratissimi che sulla testa come perfette equilibriste trasportano sacchi enormi e pesanti di cereali, carbone, foglie di thè o qualsiasi altra cosa..poi ci sono ovviamente i tanti, tantissimi bambini. I nostri preferiti. I loro “hellooo” con tanto di manina che si agita per salutare il passaggio di noi turisti sulle grosse jeep sono un classico senza tempo sempre bello e che crea emozioni contrastanti che spaziano dalla loro felicità che riescono a trasmettere e arrivano fino alla tristezza quando ci si rende conto di alcune condizioni reali della loro vita qui e la povertà che prende il sopravvento…sono davvero tanti gli ugandesi, circa 46milioni di persone dicono le stime. Poi c’è un altro dato che fa strabuzzare un po’ gli occhi: la popolazione ugandese è la più giovane al mondo ed infatti più della metà dei suoi cittadini hanno meno di 18 anni e l’età media della popolazione è di appena 15 anni circa…e fa abbastanza impressione pensare a noi italiani che abbiamo un’età media di circa 42anni.

Oltre ai dati ed ai numeri, mi piace parlare e raccontare invece dei ‘colori’ visti e vissuti qui. Partiamo da una cosa che mi piace sempre osservare e memorizzare: la bandiera. Simbolo di ogni Stato che racchiude e racconta già qualcosa di intrinseco del Paese e che con il suo Stemma ne rappresenta l’emblema. Esteticamente la bandiera ugandese mi è sempre piaciuta un sacco, sono onesto. Per me è oggettivamente bella con quel nero, giallo e rosso a strisce orizzontali. Il nero rappresenta il popolo africano, il giallo rappresenta i raggi del sole, il rosso rappresenta la fratellanza fra tutti gli uomini. Poi c’è nel mezzo su sfondo bianco una gru coronata, animale presente nel paese e noto per il suo carattere mite. Agli animali ci arriveremo poi nel racconto, mentre vorrei tornare a guardare i colori che sono stati presenti in questo nostro viaggio. Nero: ovviamente il colore della pelle del popolo ugandese, ma anche il carbone che viene venduto sulle strade, i campi bruciati dei parchi nazionali e poi il nero degli animali più attrattivi di questo paese; i mitici Gorilla di Montagna e anche degli Scimpanzè. Rosso: la terra rossa delle strade impolverate che attraversano i parchi nazionali oppure la coda delle scimmie, le mitiche Monkey Red Tail. Giallo: la Savana, l’infinita ed affascinante savana dei parchi del nord del Paese che infatti si mimetizza spesso con i grandi felini di cui si va a “caccia” nei Safari, il Leone ed il Leopardo. Verde: forse il colore predominante di questo paese incredibilmente ricco di vegetazione e ricoperto di verdi foreste ricolme poi soprattutto e dappertutto di Banani ed altre piante tropicali, come Mango, Caffè, Ananas e tante altre coltivazioni di frutta e verdura. Blu: il colore dell’acqua che scorre nei tanti laghi, fiumi e cascate presenti nel Paese. Bianco: chiudiamo la rassegna dei colori con il colore neutro per eccellenza, quello però che risalta per esempio nel sorriso delle tante persone e quindi quei denti bianchi che emergono dalle risa dei bambini incontrati durante il nostro viaggio.

Oltre alle persone, indelebili rimangono le immagini dei paesaggi attraversati in questi quindi giorni. Savane, Foreste Pluviali impenetrabili, Giungla con un sottobosco fitto fitto, Piantagioni di ogni tipo everywhere sui ripidi pendii di queste montagne e colline intervallate dai tanti laghi: lake Victoria, lake Eduard, lake Alberto, lake George giusto per citarne qualcuno…oltre a menzionare il passaggio e le sorgenti del grande fiume Nilo. Oltre ai paesaggi ci sono loro poi, i protagonisti per eccellenza di tutta l’Africa: gli animali selvatici. L’emozione dell’avvistamento durante i tanti Game-Drive nei bellissimi Parchi Nazionali. La ricerca con gli occhi e con l’obiettivo fotografico di quell’istante e di quel momento unico ed irripetibile. Il richiamo della Natura pura e vera che affascina sempre grandi e piccini…davvero bello e da provare sulla propria pelle per poter capire davvero fino in fondo le emozioni e arricchire il proprio bagaglio di esperienze. Webareee UGANDA!!

Un Viaggio è sempre una scoperta, prima di luoghi nuovi è la scoperta di ciò che i luoghi nuovi fanno alla tua mente e al tuo cuore. Viaggiare è sempre in qualche forma, esplorare se stessi…

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Alla Scoperta di tutti i colori dell’Olanda!!

Ti piacciono i colori? Ti piace la bicicletta? Ti piacciono i canali con le casette tipiche del Nord Europa? Probabilmente già siamo sulla strada giusta e non serve aggiungere altro, ma se poi sei anche amante dei fiori, Se poi ti piace stare all’aria aperta, la brezza frizzantina, resistere al vento contro ( un grande classico… )….la risposta a tutte queste domande è: vai in OLANDA!!! E soprattutto vai nel mese di Aprile…ci sono davvero un sacco di cose fighe in questo periodo! Insomma non solo i classici tulipani ed i mulini a vento, i tanti musei, gli odori e “profumi” dei Coffeeshop e dei Red Light Districts, gli zoccoli…si, ho scritto con la “i” 😉 e ovviamente l’immancabile e sempre presente Orange everywhere!…l’Olanda, i Paesi Bassi o The Netherlands sono una gran bella destinazione anche solo per un weekend…ma se si riesce anche per periodi più lunghi sicuramente non ci si annoia!

Il nostro itinerario è stato, as usual, abbastanza alternativo. 3 notti e 4 giorni pieni, giusti giusti per scoprire ed ammirare questo paese, la sua Natura ed i suoi servizi pubblici, con standard molto alti e tipici dei paesi Nordici. Prima tappa dall’Italia è stato Eindhoven giusto per comodità logistica e per poi spostarci con il treno e scoprire una piccola cittadina fuori dai grandi classici giri turistici: Dordrecht…davvero una piccola chicca e piacevolissima da girare e da scorrazzare liberamente in bicicletta tra le viuzze cittadine, i mercati locali e con un po’ di street food tipico per assaggiare i prodotti del posto ( Poffertjes, StroopWafel, Loempia, ApfelTaart, Aringa e un bel po’ di Cheese!! ). Poi li vicino per rimanere molto local, si può prendere direttamente con la propria bici il battello lungo il grande canale e con lo waterbus spostarsi sull’altra sponda per poi pedalare in campagna tra case bellissime e raggiungere la zona dei mulini a vento di Kinderdijk…che gran bel posto e che sensazione di libertà e leggerezza…occhio solo al vento e alle pale dei mulini…impressionanti!!

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Siamo verso la fine di Aprile e qui in queste zone vuol dire semplicemente due cose: fioritura dei tulipani e festa della Re. La prima l’abbiamo vissuta in pieno, la seconda è solo un promemoria per una prossima girata, perchè purtroppo date le strette tempistiche ed esigenze lavorative non ci siamo riusciti a fermarci fino al 27/04 incluso. Il periodo di fioritura dei tulipani coincide con l’apertura di uno dei parchi più gettonati e più visitati al mondo: il KEUKHENOF PARK che in effetti è davvero splendido e iper colorato con milioni e milioni di Tulipani di ogni forma e colore! ( Unico consiglio: prendete il biglietto online e cercate di andare all’orario di apertura o verso la chiusura eventualmente per godervelo un po’ e non slalomeggiare tra le comitive di turisti…a tal proposito: attenzione i gruppi di turisti “Jappo” sono tornati più carichi che mai!!! ). Noi per visitarlo abbiamo scelto per due notti la tranquilla ed elegante Haarlem, connessa benissimo con i mezzi pubblici sia con Amsterdam, sia con le altre cittadine…scelta davvero ottima che mi è piaciuta moltissimo e che ci ha permesso di godere al 100% di un altro evento davvero incredibile: la BloemenCorso BollenStreek o semplicemente la FlowerParade. Un vero e proprio Carnevale con carri allegorici fatti interamente di fiori e di bulbi…pazzesco e davvero bellissimo!! Anche qui il consiglio è dovuto: se potete state fino alla fine quando iniziano a “smantellare” i carri…e preparate le borsine e gli zaini!! Non dico altro per non spoilerare! Per fare il pieno poi di questo lungo e colorato weekend ci mancava ancora di vedere e ammirare bene una cosa: i campi di tulipani in fiore! Eh si questa zona ( ma anche tante altre in Olanda ) in questo periodo sono uno SPETTACOLO. Noi abbiamo preso la bici (arancione ovviamente) e girovagato lungo le Flower Routes attorno alla cittadina di Lisse. Le ciclabili sono bellissime, a volte delle autostrade, a volte immerse tra il verde e l’acqua dei canali ed è un piacere pedalare in queste zone (occhio sempre al vento onnipresente). Tornando ai fiori e ai tulipani…Non pensavo ce ne fossero cosi tanti, cosi colorati e cosi belli da fotografare, da aguzzare la vista per scorgere uno giallo immerso in una distesa rossa o viceversa o sempicemente “giocarci” un po’ con diverse prospettive da lontano e vicino (non troppo però, altrimenti giustamente si incazzano come recita lo slogan “Enjoy the Flowers, Respect our Pride!” ). Macchie di colore nitidissimo ovunque e un’alternanza tra queste distese enormi con a volte divisioni nette tra un colore e l’altro all’interno delle stesse coltivazioni. Già qua poi la parte storica dei tulipani e soprattutto dei bulbi è molto ricca in tutti i sensi e piena di storie e di aneddoti di questa ‘tulipomania’ ed infatti il vero “prodotto” non è il tulipano in fiore, ma è il bulbo che qui manco a dirlo regna sovrano ed è il re indiscusso di questi mercati e di questa enorme industria che distribuisce poi bulbi e tulipani in tutto il Mondo!

What a Weekend!!…Viva i Tulips, viva gli Orange e viva l’Olanda!!!

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IMG-20220427-WA0040IMG-20220427-WA0001 PS: photo by Marta Martinelli

LA BICICLETTATA TIPO: Gravaltenesi 2021

– Oh ragazzi facciamo partenza alle 8.30 alla Baia del Vento. Ok ok, tutti d’accordo.

– Ore 8.55 qualcuno sta scaricando la bici e montando la ruota, uno è disperso da 10minuti in bagno, 1 non si è ancora presentato..ore 9.20 siamo pronti a partire, foto di rito e viaa!

– Le previsioni meteo nel 2021 riescono ancora a sbagliare alla grande, fino al giorno prima giornatina soleggiata, temperature miti. La mattina dopo bella fresca, grigio uniforme, ma almeno niente pioggia….spoiler sul proseguo della giornata: reggerà!

– Partenza con gruppo compatto, al secondo strappettino selezione naturale

– 5°km i componenti del gruppetto si studiano, gomiti alti e po’ di bagarre grottesca sapendo benissimo che ci sono ancora 95km e che queste cazzate si pagherrano poi….ebbene sarà cosi, ma l’ego maschile competitivo e un po’ di stupidità non possono mancare.

– 11°km è tempo di una pausa. Piazza centrale a Polpenazze, “dai ci fermiamo per una tappa caffè e brioche”. Barista: “abbiamo finito le brioches, però abbiamo i bomboloni”…..ah…upgrade immediato.

– Piccoli paesini di pietra, viuzze strette tratti in sterrato, vista lago…questa ‘Val Tennessee’ è proprio fica!

– Passaggio nel parco Naturale della Rocca, qualche madonna quando vediamo che anzichè rientrare la traccia ci manda giù in picchiata verso Porto Dusano. Dopo una bella discesa sappiamo già cosa ci toccherà

– Pausa foto con bike sulla spiaggetta di Porto Dusano, tanta roba.

– Iniziamo con qualche deviazione e qualche fuori traccia. Siamo in tre ad avere scaricato il percorso, spesso ognuno di noi ha la sua interpretazione della mappa per decidere la prossima svolta. Ovviamente quella sbagliata.

– Nel dubbio la strada da prendere è sempre quella in salita.

– 35°km pausa birrozza e panozzo gigante al chiosco sotto il Castello di Moniga…che qualità della vita in questi momenti.

– Percorso “assassino” che ci fa di nuovo andare giù giù sino al porto di Moniga..e poi su su…fino al Castello di Padenghe, come sempre non per la via più semplice.

– Poi di nuovo un “Fuori Percorso”, ma mica male: transitiamo nel vicoletto privato di un residence a bordo piscina, ringraziamo l’amministratore condominiale per questo passaggio!

– All’improvviso dopo l’ennesimo strappettino un bellissimo campo di papaveri rossi, video e foto per dimostrare che la Gravaltenesi ha anche un lato romantico.

– Alla domanda “Ermal, non ti fermi anche tu a fare una foto ai papaveri?” Risposta onesta e sincera: ” Ma vaffanculo…”. E’ tutto bellissimo.

– Nel riprendere la bici parcheggiata post sosta papaveri, scivolo con il piede nel canalino di irrigazione e volo dritto a terra come un pesce lesso a terra assieme alla bici: scemo io.

– 60°km passaggio interno alla Rocca Viscontea di Lonato. Finalmente dei gradini. Finalmente bisogna scendere e portare la bici in spalle. Ora si che è un vero giro Gravel.

– Dai adesso dopo Lonato, ci fermiamo a bere una birretta.

– E fu così che per i successivi 30km non troviamo più neanche l’ombra di un bar, un chiosco, un ristorante…nulla….solo campagna e strappettini ovviamente.

– Un’ eroico Ermal in crisi fisica potrebbe lasciare il percorso visto che la traccia passa a pochi km da casa, ma non molla. Applausi

– Fabio abbandona il gruppo per un impegno e rientra alla base. La previsione di orario di rientro è stata ampiamente superata.

– 85°km dopo l’ennesima salitina tagliagambe, il guerriero Ermal ormai stremato converge verso San Felice risparmiandosi le ultime dure salite. Saggia decisione.

– 100°km siamo rimasti in 3 ed il cartello Baia del Vento con la freccia che indica una discesa ci dice che dovremmo aver superato l’ultima salita dopo Salò e Cisano.

– ore 18.30. Siamo alla Baia. Birrozza vista lago è il nostro meritato premio per concludere questa fantastica Gravaltenesi.

Dai ad un gruppo di amici una bicicletta, un bel percorso da seguire in un territorio fantastico, qualche birretta, e ne uscirà una giornata memorabile!IMG-20210522-WA0011 IMG-20210522-WA0058 IMG-20210522-WA0041 IMG-20210522-WA0073 IMG-20210522-WA0042 IMG-20210522-WA0050 IMG-20210522-WA0060

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 Grazie agli ideatori di questo evento super ed ai compagni di avventura! E’ stato veramente fico #Perlamadonna!!

40 Giorni in Quarantena!! 40 spunti di riflessione e pensieri

BRESCIA, 17/04/20. Dal famoso “Lockdown” del 8 Marzo ad oggi 17 Aprile sono passati esattamente 40 giorni, una vera e propria Quarantena proprio come ci ha insegnato l’etimologia di questa parola ormai ben chiara e sulla bocca di tutti. Quante cose sono cambiate in breve tempo e purtroppo come è risaputo la situazione è diventata davvero drammatica con conseguenze negative sotto tanti, troppi punti di vista. Al di là di tutto questo piuttosto la mia attenzione si sposta sulla singola persona, su noi stessi in questo periodo comunque incredibile e particolare ed in qualche maniera “nuovo” e “diverso” per ognuno di noi.

Bundesstraße_40_number.svgLe prime domande che mi faccio un po’ provocatorie sono: “Questo periodo è stato così negativo o positivo?  È una grande crisi o una grande opportunità? Cosa è in fondo la mia normalità e mi manca davvero così tanto? Come e Quando si ripartirà a vivere come prima? Cosa posso fare o cosa non posso fare? Cosa cambierà e sarò personalmente cambiato?” In generale non ho risposte secche, sono domande aperte e ce ne sarebbero altre che secondo me possono scaturire tanti pensieri ed attente riflessioni che vagano per la testa e magari è davvero l’occasione buona per fermarsi e guardarsi dentro come mai è stato fatto, forse banalmente perchè “non c’era tempo”… Ed è proprio qui che la questione ‘Tempo’ sta acquistando un valore probabilmente mai cosi importante e ci sta mostrando chiaramente le cose che contano davvero e le nostre priorità, il nostro carattere e le nostre vere passioni e dunque le cose che adesso ci mancano più di tutte e che ci fanno stare bene.

Con questa premessa e per non dilungarmi troppo ( non credo saranno in molti ad arrivare a leggere tutto questo articolo) ho scelto di mettere nero su bianco 40 punti divisi su alcune categorie, 40 pensieri da Quarantena che mi gironzolano per la testa in ordine sparso e spesso incompiuto e che dunque avevo voglia di scrivere su di un foglio per me stesso in primis. Chissà poi un giorno tra qualche anno rileggendo questi spunti ci sarà qualcosa di piacevole da prendere con un sorriso, qualcosa di ovvio e banale, qualche cazzata colossale su cui riderci su o qualche amarezza e rimpianto per non aver sfruttato questa opportunità che sono sicuro tutti abbiamo, nonostante per molti può essere un periodo di merda senza troppi giri di parole.Capture2

Categoria PERSONALE

  1. I valori che ho appreso nello Sport si adattano benissimo alla Vita… il ’non mollare mai’ e la capacità di sviluppare la “resilienza” sono alla base ed a monte di tutto.
  2. Quanto vorrei un giardino o un balcone o una terrazza! Anche almeno un cortile sarebbe ottimo!
  3. E’ importante avere un luogo davvero tuo dove stai bene, la Casa con la C maiuscola ( certo con giardino o terrazza molto meglio eheh! ) e fondamentale avere comunque gli Affetti e la Famiglia vicino, anche se fisicamente lontana dato il momento.
  4. Lo Smart working è figo, quando si rientrerà alla normalità lavorativa farò richiesta per avere magari qualche giornata al mese sempre da sfruttare in questa modalità. In generale speriamo che anche post emergenza Covid-19 si riesca ad introdurlo e gestirlo in maniera proficua nel lavoro in tantissime mansioni. Vedo tanti vantaggi su parecchi aspetti e mi auguro che questa situazione generi davvero un cambiamento positivo su questo argomento.
  5. Quello che mi manca di più, sono le pure passioni della vita: Viaggi, Sport Outdoor ed Avventura ( intesa come combo dei primi due praticamente )
  6. La Libertà e quindi anche la Felicità connessa ad essa, sono i due valori generali che più mi mancano.
  7. Mi focalizzo troppo sulle cose che sono capace a fare, quando forse bisognerebbe reinventarsi di più e sfruttare questo momento per imparare a fare cose nuove e diverse e per avere più creatività..
  8. Attività Fisica: sempre attivo, difficile e controproducente rimanere fermo e passare la giornata sul divano. Anzi alla fine come esercizio fisico sto rendendo forse di più ora di quando erano aperte le palestre (…da verificare poi sul campo neh), però intanto con tutti i video e le app in versione “Smart Gym” non va male e poi ho scoperto come sfruttare al meglio le scale di casa eheh…
  9. Manca parecchio l’uscita in libertà nella Natura, la corsa spensierata nei boschi, l’escursione in montagna o al lago o al mare, il giretto in centro o in qualche altra città/borgo da scoprire, il giro in bici all’aria aperta.. (in questo periodo per me è aumentata ancora di più la consapevolezza dell’importanza della NATURA)
  10. Finalmente riesco a leggere di più e mi piace molto. Ritagliarsi il proprio angolino, l’amaca, il divano la mattina presto con la luce del sole che entra in casa, la musica giusta e taac. Altro vantaggio dell’avere più tempo è riuscire a fare quelle cose che spesso si rimandano, vedere quel film che avresti sempre voluto vedere, alcuni video/documentari che ti interessevano o riguardare filmati storici che già conosci ma che non riuscivi a rivedere, ma che alla fine ti piace troppo rivedere ( argomento basket NBA su tutti )
  11. Bisognerebbe cercare sempre una buona dose di motivazione, un obiettivo. Serve motivazione per mantenere alto l’umore rimanendo a casa, per seguire un nuovo corso online, per organizzare le nostre giornate evitando di sprecarle. Un po’ di cazzeggio ci sta alla grande, ma odio sprecare troppo il tempo in casa…
  12. Pianificazione della giornata: importante per me riorganizzare le proprie cose ed il proprio tempo, creare una nuova routine cercando di lasciare però anche uno spazio alla creatività per tenere allenata la mente
  13. Mi sembra prendano ancora più valore molte citazioni, aforismi che ho sempre letto ed apprezzato, particolarmente in questo momento storico e di introspezione personale e collettiva trovo che abbiano una forza ed un significato maggiore. Per esempio una su tutte data l’importanza della flessibilità e capacità di adattamento a questa sitauzione: (La misura dell’intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è necessario. Albert Einstein )
  14. La Curiosità è sempre stimolante. Mettersi in gioco, Iniziare un nuovo corso, approfondire e tornare a studiare un argomento nuovo fa solo che bene. Alla fine sono convinto che superare bene questa “crisi”, farà emergere il meglio di ognuno di noi.
  15. Il pallino del Viaggio nel vero senso della parola è onnipresente. I ricordi di viaggio e delle esperienze vissute sono pazzeschi, semplicemente rivedere le foto appese in casa o leggere i vecchi racconti o guardare il mappamondo mi fa di nuovo viaggiare con la mente e mi emoziona. Per ora si viaggia con la mente, ma che voglia di tornare a viaggiare anche con le gambe e scoprire questo mondo.

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Categoria GENERALE/SOCIALE:

  1. Ok le regole da rispettare che ci devono essere e sono sacrosante, ma nella vita vale secondo me sempre la regola del ragionare bene prima di agire ed avere buon senso nelle cose, questo per generare un meccanismo ed un loop di fiducia e di responsabilità.
  2. La disinformazione dilaga ovunque, soprattutto sui social, è un bombardamento continuo ed è parecchio dannosa.
  3. Ritengo infatti importantissimo scegliere attentamente le proprie fonti, canali di informazione, come e quali altri pareri ascoltare.
  4. Non abusare dei media (probabilmente bastano davvero circa 30minuti al giorno per rimanere aggiornati). Lo storytelling dei fatti e dei dati, cioè il come vengono raccontati i fatti cambia tantissimo la percezione della realtà di come è realmente la situazione.
  5. A volte non reagire ed ignorare determinati pareri, commenti, insulti gratuiti è cosa buona e giusta.
  6. Troppa troppa irrazionalità nelle persone a tutti i livelli, generata molto probabilmente dalla tanta paura ed ignoranza
  7. Invidia ed odio incondizionato verso qualcuno sono altresì diventati davvero pericolosi ed ingiustificati ( visto la categoria di interesse di cui diciamo mi sento parte, vedi l’inutile polemica del ‘runner untore’ ed in generale di tutti i “perbenisti divanisti,cecchini dal balcone,i tuttologi del web ecc ecc… )
  8. Generosità delle persone nell’aiutare ed aiutarsi immensa , iniziative solidali di ogni genere, bellissimi gesti dappertutto dal piccolo in modo locale, ma anche a livello globale …spesso semplicemente commoventi. Serve sempre un evento negativo per tirare fuori il meglio di noi?
  9. Interessante e superpositivo vedere sfruttare la tecnologia ed il mondo digitale per reagire rapidamente ed in modo efficace all’attuale momento ( es. Maschera Decathlon per respiratori, App di vario tipo create dal nulla in brevissimo tempo ecc…)
  10. Nel bene e nel male stiamo attraversando un periodo storico globale incredibile che riscriverà la storia come è stato per i grandi eventi del passato come le guerre, 11 Settembre ecc ecc… Se tra parecchio tempo ci saranno ancora i libri di storia ci saranno sicuramente molti capitoli dedicati a tutto ciò che sta accadendo.

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Categoria CAZZATE/VARIE:

  1. Alcuni Video stupidi/Meme che girano sul web per sdrammatizzare il momento sono davvero geniali, meriterebbero un Oscar.
  2. Ne usciremo tutti sicuramente più esperti di Zoom, HouseParty ecc ecc e più bravi e creativi in cucina ( io sarò tra le eccezione però..vero Marta? Lei si che da chef è passata a superchef! )
  3. Come per tutti immagino, preferisco di gran lunga gli incontri dal vivo rispetto alle videochiamate, uno sguardo ed anche un piccolo cenno rimane unico ed inimitabile. Però tutti abbiamo provato e ci siamo convinti che tante attività si possono re-inventare e fare anche in remoto.
  4. Disintossicarsi per un tot tempo al giorno dalla sindrome da Smartphone/Notifiche/Media non è affatto male, anzi..
  5. Quanto vorrei un giardino o un balcone o una terrazza! ( forse lo già detto??)
  6. La memoria del telefono con tutti i video, immagini, doc che girano sta esplodendo…”guarda il video, cancella il video” è diventato un mantra
  7. Un bell’aperitivo con amici, una bella cena in buona compagnia…chissà come sarà la ‘prossima prima volta’, tanta voglia e tanta curiosità, in ogni caso mai come ora si capisce l’importanza delle relazioni sociali di persona
  8. Da “non ho tempo” a “ora ho troppo tempo” è un attimo. Più che la Quantità del Tempo, rimane importante la Qualità di come utilizziamo il tempo che abbiamo a disposizione.
  9. Lamentarsi non è una buona opzione e spesso e volentieri non aiuta nessuno, anzi danneggia te stesso e gli altri. Essere positivo ed ottimista è qualcosa che mi ha sempre aiutato in tante situazioni.
  10. “Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita” qualcuno diceva…cazz se aveva ragione Tonino Guerra!

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Categoria BUONI PROPOSITI/NEXT STEPS:

  1. Ripartire con consapevolezza, essere grati per quello che abbiamo senza dare più molte cose per scontate e valorizzando gli aspetti più importanti e significativi per noi. (Il valore dei legami, la meraviglia di un panorama, la spontaneità di un gesto, la bellezza nelle piccole cose…)
  2. Non semplicemente attendere che #andràtuttobene ma agire attivamente con il nostro comportamento, il nostro ottimismo e determinazione ed allora si che #faremoandaretuttobene. Anche l’hashtag #iorestoacasa è stato sicuramente un messaggio necessario nella prima fase, ma ora speriamo con tutte le dovute accortezze e con la responsabilità delle persone ci sia un “nuovo hashtag” migliore per ricominciare tutto in un clima di fiducia, in modo libero e responsabile.
  3. Cercare di fare bene con quello che si ha a disposizione, senza per forza volere qualcosa in più. Accontentarci e valorizzare quello che abbiamo come diceva il buon Tiziano Terzani. Senza però dimenticare di cercare il nostro equilibrio lasciandoci comunque ispirare dai sogni e spingerci un po’ più in là per essere realizzati.
  4. E’ un bel periodo per pianificare organizzare e stimolare ancora di più le proprie passioni, i prossimi viaggi, le prossime gare a cui vorrei partecipare e qualche avventura sfidante, che dia quel brivido e che mi smuova qualcosa dentro.
  5. Pensare al futuro ok, ma sempre più importante è il QUI ed ORA. Vivere la vita al 100%, riempirla e farcirla delle cose e delle persone che ci fanno stare bene. Solo cosi probabilmente si riuscirà a vivere non tanto più a lungo, ma piuttosto si riuscirà ad allargare la propria vita per viverla al meglio con pienezza andando un po’ “oltre” trovando cosi la vera libertà e felicità.

…Buona Quarantena e soprattutto buona ripartenza in attesa di tornare presto alla grande!

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La mia MADDALENA Homemade!

Aprile 2020: l’argomento e la situazione CORONA VIRUS COVID-19 è ormai presente  nella vita di tutti. Tempi strani e diversi stanno scorrendo per questo maledetto virus. La situazione è sicuramente drammatica sotto diversi aspetti e l’emergenza sanitaria è ancora in pieno svolgimento. Ma da una crisi, bisogna sempre fermarsi, riflettere e cercare di crescere cogliendo al massimo le opportunità che possono esserci e che possiamo crearci guardando un po’ “oltre”. E cosi durante questa quarantena forzata anche il mio amato sport è in pausa o meglio non si può uscire di casa, ma qualcosa possiamo comunque inventarci e perché no…magari è importante dare semplicemente un segnale di ottimismo! E cosi ecco la lampadina che si accende…

Un’idea insolita, una sfida tra amici, una trovata sportiva…o semplicemente la voglia di fare qualcosa di “normale” come per esempio il semplice giretto ed “andare su in Maddalena”, il monte di casa per noi bresciani. Allora così nasce l’idea di ‘Maddalening’…un allenamento virtuale per raggiungere la cima della Maddalena con i suoi 874m e dare cosi in qualche modo anche un segnale positivo e di speranza per tornare presto a vivere normalmente tutti più forti ed uniti di prima. Si tratta di un concetto semplice che deriva dal più noto termine Everesting nato nel mondo del ciclismo, adattato per l’occasione in una versione ridotta e casalinga in modalità trail running: prendi una qualsiasi salita e ripetila tante volte quante servono per fare un dislivello positivo almeno pari all’altezza del Monte che vuoi raggiungere (teoricamente l’Everest appunto con i suoi 8848m, in questo caso direi che va bene e basta la Maddala!). E cosi ecco le scale condominiali fuori dalla porta di casa, ecco i gradini, un passo alla volta, basta iniziare a correre su e giù e non mollare fino al proprio traguardo finale…poi la vista dall’alto di quello che ora abbiamo davanti ripensando al percorso fatto ed agli ostacoli superati sarà meravigliosa….MADDALENING COMPLETED!

Screenshot_20200406-173351_GalleryInfo “tecniche” del percorso:

  • 5 rampe di scale, 40gradini tot. x 18cm (altezza gradino)
  • Ripetere di corsa up&down per 122volte = ~874m D+ à tempo tot. 1h 18min
  • Schiacciare il pulsante della luce ad ogni passaggio per non rimanere al buio lungo le scale
  • Contare il numero di salite ( utilizzato un metodo scientifico: prendere uno scolapasta riempito con “122 farfalle” in cima alla salita, una bacinella vuota alla base, e poi trasportare ad ogni passaggio una farfalla da su a giù fino a svuotare lo scolapasta)
  • Nr.1 ottimo ristoro rinfrescante a metà (grande supporting cast by MartaMartinelli)IMG-20200405-WA0012Un pensiero sincero a tutti quelli che stanno soffrendo, a tutte le persone vicine ed a chi sta lottando ed aiutando in prima linea. Noi intanto non lamentiamoci e continuiamo a dare il nostro piccolo contributo, magari strappando semplicemente un sorriso e con qualche esempio ed aiuto concreto (Per esempio le due bellissime iniziative di raccolta fondi per sostenere la città di Brescia: #AiutiAMObrescia e #SOStieniBrescia ). Non bisogna mai mollare nello sport e nella vita e torneremo presto tutti a farci qualche giretto all’aperto ed ad “andare su”.

 

articolo sul Giornale di Brescia 07/04/20:

https://www.giornaledibrescia.it/sport/conquistare-la-vetta-della-maddalena-sulle-scale-di-casa-1.3471904