L’avventura inizia con un volo Qatar Airways Milano-Doha-Colombo. L’aereo è più piccolo del previsto e purtroppo non cosi spazioso e confortevole come da aspettativa però il kit regalo con calze-tappi-spazzolino da viaggio-mascherina per dormire il tutto raccolto in una utile e piccola tracollina firmata Qatar + il monitor personale con film, documentari, musica ecc ed infine le hostess molto carine e graziose rendono comunque il viaggio piacevole e non pesante. Scalo in Qatar a Doha giusto il tempo di vedere tante donne con il burka, tanti sceicchi, o presunti tali, e notare i prezzi elevati del Riyal del Qatar (un pacchetto di cicche 4,5 €!). Si riparte e purtroppo l’aereo è ancora più piccolo e pure senza monitor personale, ma almeno le hostess sono ancora carine e quindi a livello personale già questo può compensare. L’arrivo mostra un aeroporto piccolo circondato da tanta acqua e tanto verde (sarà una costante di quest’isola in tutto il viaggio) e sembra di atterrare in un paesino sperduto dell’Africa. Le pratiche burocratiche sono snelle e veloci, lo zaino arriva intatto e cosi dopo aver infilato nel portafoglio un bel gruzzolo di rupie singalesi eccoci fuori dall’aeroporto dove l’impatto con il caldo umido è subito forte  e dove si fa subito conoscenza con un tedesco in solitaria sulla cinquantina con il quale condividiamo il primo dei tanti trasferimenti in tuc-tuc (che bello riprendere dopo l’India questi piccoli ”taxi” che anche qui vanno dappertutto) che ci porta a Negombo dove abbiamo prenotato l’unica notte del nostro viaggio.

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All’arrivo del b&b troviamo un occidentale biondo e occhi azzurri che ci saluta in italiano (tra me e me penso…”cavolo parla bene l’italiano”!) poi va avanti a parlare raccontandoci un po’ del posto e della sua vita e scopriamo che non è che parla bene italiano, ma è italiano 100%; Massimiliano da Napoli (il classico napoletano biondo e occhi azzurri!). Vorremmo fare un giretto per mangiare qualcosa fuori ma io ho ancora un forte mal di testa e Alessandra si sente la febbre e quindi optiamo per un tè accompagnato da una tachipirina a testa e poi a nanna diretti.

Breakfast ok, ma Alessandra non si sente ancora bene e cosi ritorna a riposare mentre io sfrutto la mattinata per esplorare un attimo la zona con un breve giretto a Negombo beach e soprattutto per capire come muoverci ed i vari trasferimenti per i prossimi giorni chiacchierando piacevolmente con Massimiliano e Sachal (il proprietaro malese) che sono molto disponibili e dato che la Alessandra non si sente molto bene optiamo per il transfer in macchina con autista verso la nostra prima tappa a nord: Anuradhapura.

IMG_2083.JPGArriviamo verso sera, piove e non poco e troviamo subito l’economica guesthouse consigliata dalla Lonely. Il giovane è molto disponibile anche se parla poco inglese e maluccio, ma comunque gli spiego che Alessandra non sta molto bene e cosi ci porta la cena (noodles vegetables) direttamente in camera! Nel riportare il vassoio chi ti trovo nella sala della guesthouse? Il tedesco conosciuto in aeroporto che scoprirò poi si fa chiamare Uli, (diminutivo di Hans Ulrich).

Sveglia di mattino presto e purtroppo Alessandra è KO con febbre alta cosi chiedo al giovane gestore se c’è vicino una farmacia/medico e mi dice di uscire e andare di là per 5 minuti. Ovviamente non mi fido molto delle tempistiche asiatiche, date le similitudini e l’esperienza trascorsa in India, e così chiedo altre indicazioni a qualsiasi passante e dopo circa 20min a piedi trovo questa specie di ospedale dove un’elegante receptionist in sari dopo una prima diffidenza iniziale mi porta dal medico dove provo a spiegarmi ed infatti mi rifila una specie di ricetta con 6 medicinali diversi che secondo la sua teoria sono tutti da prendere assieme uno dopo l’altro. Mah… non troppo convinto ritorno da Alessandra e con tuk tuk torniamo in questo “ospedale” dove il medico visitandola nota subito le placche in gola e cosi prescrive antibiotico+colluttorio forte oltre ad altri 4 medicinali visto che a loro piace ingerire tanti medicinali assieme nello stesso tempo. Mentre lei riposa in stanza io noleggio la bicicletta e comincio a pedalare per raggiungere e visitare la vecchia capitale patrimonio dell’Unesco.

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Nel chiedere informazioni un ragazzo giovane anche lui in bicicletta mi indica la strada accompagnandomi per le vie della città e vedendo molte zone allagate mi spiega che ha piovuto tanto fino alla settimana precedente e molte zone sono inondate. Dopo aver pedalato assieme per 10 minuti lo saluto ed inizio la visita ai templi partendo dallo Sri Maha Bodhi, cioè l’albero custodito dall’uomo più vecchio del mondo che si erge vicino ad un tempio buddhista visitabile ovviamente lasciando le scarpe al di fuori giusto per inzupparmi per bene le calze dato il terriccio-misto fango della superficie. Oltre a questo pedalando visito poi degli stupa enormi (qui chiamati dagoba) che contengono le reliquie di vecchi imperatori il tutto in un ambiente molto “jungle” tra scimmie, tuk-tuk, monaci buddhisti, chiacchierate con persone locali, pochi turisti e strade interrotte dai fiumi che strabordano in strada e che mi costringono a guadare facendo delle vere e proprie traversate. Il sole inizia piano piano ad uscire e il caldo in bicicletta si fa sentire (la sera infatti scoprirò di essermi preso una bella insolazione in faccia) e cosi decido di rientrare verso la guest house incrociando cosi anche il buon Uli anche lui ciclista in solitaria in visita ai templi della città vecchia.

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La mattina seguente la sveglia è ancora puntata molto presto. Alessandra sta un pochino meglio ma riposa ancora qualche ora e cosi dopo un accordo la sera prima con un business-man nonché driver di tuk tuk io e Uli ci dirigiamo verso Minhintale, altro sito archeologico da visitare e soprattutto da scalare date le rampe di gradini da superare per arrivare in cima! L’ultima rampa è da affrontare scalzi in quanto sono presenti due dagoba e un tempio dedicato al Buddha e per arrivare in cima si superano dei gradini molto ripidi scavati nella roccia! La vista però è notevole e ripaga lo sforzo (ci siamo dimenticati l’acqua!!!) con un 360° di tutta la vallata e questi dagoba che emergono silenziosi e possenti dalla foresta. Non mancano poi le scimmie in posa per alcune foto panorama, degli scoiattoli “ciccioni” ed una piccola offerta fatta ad un monaco buddista custode di un piccolo tempio sulla cima.

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Tornati alla base ci aspetta la macchina+driver che condividiamo sempre con il tedesco Uli per il tratto Anuradhapura – Habarana scelta come base logistica per i prossimi due gg. Dopo un lento trasferimento per le strade disastrate ed i “soliti” fiumi che strabordano il ciglio troviamo dopo un’ardua scelta una piccola guesthouse consigliata dalla Lonely senza acqua calda ma posizionata molto bene con un bel giardinetto e vicino all’Elephant Village che organizza safari ed escursioni con gli elefanti.

Troviamo subito dei proprietari premurosi e gentili (soprattutto la “padrona” con cui io mi diverto a trattare economicamente sui vari servizi che può offrire e con la quale Alessandra ha un rapporto stile mamma-figlia dato che gli diciamo che non è stata bene ed aveva ancora un po’ di febbre…) e cosi dopo un pranzo ci organizziamo per un jeep safari in uno dei parchi nazionali poco distanti (l’unico aperto della zona, perché gli altri due più famosi sono chiusi per la solita troppa acqua!)Pronti via e siamo già impantanati e come noi altre 10 jeep sono bloccate a lottare con il fango creando un insolito traffic jam nei percorsi obbligati! Il parco non è proprio bellissimo paesaggisticamente e anche di animali non ne vediamo molti, ma nonostante questo il tutto è abbastanza avventuroso e diventa anche divertente con i continui smottamenti della jeep! Quando si rientra nella strada principale prima dell’uscita ecco finalmente un branco di wild elephants che si nutrono a poche decine di metri da noi! Saranno una decina e la loro vista ripaga il “faticoso” e affannato safari!

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IMG_2171.JPGIl giorno dopo è in programma la visita all’altra città antica di Polonnaruwa e poi una passeggiata a bordo di elefante! La mattina Alessandra preferisce riposare e riprendersi ancora bene e quindi sta nel letto “sorvegliata” a distanza dalla premurosa owner della guest house. Io nel frattempo decido di provare gli autobus pubblici dello Sri Lanka…che esperienza! Le fermate sono inesistenti, porte ovviamente aperte, guida folle con strombazzamento perenne e ovviamente tanta tanta gente che spesso scende al volo senza far fermare completamente l’autobus…ah dimenicavo i bus sono dei piccoli tempietti con immagini o statuette colorate dei vari dei religiosi e musica alta sparata al massimo volume. I locali però sono gentilissimi ti aiutano e ti chiedono dove stai andando per indicarti dove scendere e menomale perché non si capirebbe nulla altrimenti! Dopo circa un’oretta scendo e mi reco a piedi alla biglietteria…un singalese mi ferma vedendo la mia guida e dice…apri a pag.224 io sono Mr Bandulla…controllo la pagina e trovo il suo nome indicato nelle recensioni di una guesthouse…cosi facciamo due parole anche se a me non serve il pernottamento ma concordo con lui il noleggio della bicicletta e gratuitamente mi da uno strappo in tuk tuk! La visita in bicicletta della città è bella soprattutto i Buddha scavati nella roccia (tipo un Abu-Simbel in miniatura) e molto simile ad Anuradhapura anche se personalmente mi ha affascinato di più la precedente città. Prima di rientrare ho il tempo di incontrare ancora casualmente sia Uli, sia il business-man del tuk tuk preso il giorno prima…poi sfrutto la bicicletta alla ricerca di una farmacia per comprare del colluttorio per Alessandra…risultato 5km fuori programma sotto il sole di mezzogiorno!IMG_2174.JPG

Ora posso mettermi vicino alla strada ad una fermata inesistente con accanto solo qualche mucca e sperare che passi un bus che per fortuna non tarda ad arrivare!

Nel pomeriggio abbiamo il ride elephant e cosi io e Alessandra montiamo sul dorso di Rajah, 25 anni e 4 tonnellate di elefante. Caracollando pian piano aggiriamo un bel lago in una zona poca turistica e molto bella paesaggisticamente e ci alterniamo in cima al collo dell’elefante dove possiamo nutrirlo grazie alla sua proboscite che si prende quella cinquantina di mango che uno ad uno gli diamo! Davvero una bella esperienza, non troppo turistica e quindi ben gestita anche dal mahout che da terra ci accompagna con tante belle foto fatte. Si conclude cosi questa prima parte con una bella cena ed un caloroso saluto dei premurosi owner non prima dell’ultima trattativa con la quale strappiamo a buon prezzo il prossimo transfer direttamente con la jeep per spostarci verso la zona centrale dello Sri Lanka. 

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