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SRI LANKA 2a parte: la Hill Country

Salutiamo la sorridente Madam e owner del b&b di Habarana e partiamo in jeep con lo stesso driver del safari del giorno prima verso Sigirya per poi spostarsi successivamente a Dambulla entrambi siti patrimonio dell’Unesco. Percorriamo una strada alternativa e anche qui ci sono zone allagate, ma ormai ci siamo abituati. Arriviamo all’entrata del sito e si para di fronte ai nostri occhi questa enorme roccia che sembra poggiata su questa spianata di terra circondata da giungla. Tanto per cambiare per salire in cima a questo masso ci sono circa 1200 gradini umidi, bagnati  e ripidi che si inerpicano di fronte e sul fianco della roccia fino a raggiungere la sommità che ospita le rovine di una vecchia fortezza con resti di giardini acquatici che potrebbero ricordare un po’ il Macchu Picchu per dare un’idea. In cima il vento è forte ma la vista poi è notevole e ti da questa sensazione di possenza e dominanza che ti fa gustare il momento! Insomma l’entrata e la visita a questo sito archeologico vale davvero il prezzo del biglietto!

 

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Si riparte poi per Dambulla, la città è molto più caotica e arriviamo al Golden rock temple che ci lascia un po’ così con un Buddha gigante molto ma molto kitsch (costruzione recente in collaborazione con Japan e Thailand)…per fortuna poi si sale qualche rampa, ancora gradini tanto per cambiare, con tante tante scimmie che sono pronte a racimolare cibo dai bidoni e dai malcapitati turisti come una ragazza indiana che viene derubata nettamente della sua noce di cocco oppure dalla classica comitiva giapponese che si fa rubare dalla borsetta delle barrette di cioccolato! Il tempio da visitare non c’entra nulla con quello visto alla base (per fortuna direi!) ed anzi è davvero autentico perché dalla piccola entrata si spalancano dellle grotte che sono delle vere e proprie caverne contententi tantissime statue del Buddha, alcune gigantesche, nelle varie posizioni e sono tutte affrescate sui lati e sul soffitto in uno straordinario stato di conservazione.

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Al rientro a Dambulla salutiamo il premuroso driver Dytsa e prendiamo il bus pubblico to Kandy. Due ore diciamo non-confortable ma comunque sempre un’esperienza da provare per la velocità dei bus, per la tipica musica locale a tutto volume, per il clacson strombazzante e soprattutto per le lucine delle varie divinità sul “cruscotto” che si illuminano ad ogni tocco di freno dell’autobus…fantastico!

La ricerca della guesthouse a Kandy non è cosi facile un po’ perché la gente locale qui è un po’ più fighetta, più ricca e si sente un po’ più superiore rispetto alle altre zone della nazione e poi soprattutto perché è il 31 dicembre. Cavolo non sembra davvero l’ultimo dell’anno, forse sarà la temperatura mite oppure sarà che qui non viene festeggiato (per i buddisti il nuovo anno si celebra ad Aprile con l’arrivo del monsone) e quindi l’atmosfera sembra un giorno normalissimo di piena estate!IMG_2338.JPG Alla fine troviamo una guesthouse con una proprietaria anziana che si meriterà il titolo di persona “peggiore” di tutto lo Sri Lanka per la sua indisponenza. Non ci siamo troppo simpatici a prima vista ed io per rincarare la dose in camera provo a forzare una presa elettrica che non entra regolarmente e boom…corto circuito su tutto il piano! J

Il mattino facciamo la visita ad uno dei templi più sacri dello Sri Lanka; il tempio del dente di Buddha (struttura in stile un po’ giapponese/thailandese) dove assistiamo durante la poja mattutina (preghiera) a tantissimi locali in visita per la processione portando offerte e pregando vicino alla preziosa reliquia del Buddha.

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IMG_2366.JPGPronti via e ci spostiamo con la macchina verso Nuwara Eliya, paese nel cuore della Hill Country a quasi 2000m di altitudine. La strada poco dopo Kandy inizia ad inerpicarsi tra mille tornanti scoprendo pian piano colline ondulate totalmente ricoperte da piantagioni di tè perfettamente tenute e separate da aiuole di fiori e tante  piantagioni di gomma alternando anche alcune cascate per creare delle macchie bianche d’acqua a questo panorama spettacolare. Facciamo una prima tappa alle Ramboda Falls per un tè vista cascate e poi visita alla tea factory Labookellie, un vero e proprio impero, dove apprendiamo tutto il processo dalla raccolta alla produzione del tè conoscendo un gruppo di bambini singalesi che giocano liberamente nelle stanze dedicate alla fermentazione delle foglie da tè regalando alcune foto e tanti sorrisi. Poi per concludere la visita un altro tè in terrazza molto british con sfondo il verde delle piantagioni…paesaggio da cartolina!!!

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Arriviamo in serata nella tranquilla e verde Nuwara Eliya giusto il tempo per fare un giretto del centro e del mercato locale, speravo qualcosa meglio, poi una cenetta e l’accordo per l’escursione per il domani con il disponibilissimo e curioso gestore Lucky.

E cosi sveglia presto e alle 6 siamo già sulla jeep che ci conduce tra stretti e ripidi tornanti e sorpassando piccoli villaggi e piantagioni di tè fino ad arrivare al parco nazionale dell’Horton Plains, si tratta infatti di un altopiano a circa 2000m in cui bisogna arrivare presto per evitare la nebbia e vedere animali di specie protetta e fare alcuni sentieri per tranquilli trekking. Colazione take-away e via imbocchiamo un sentiero che è praticamente un anello di 9Km nel quale passeggiando incontriamo dei sambar (simili ai cervi) e il mitico macaco dalla barba bianca (una scimmia cicciottella con la lunga barba bianca!). La prima tappa è il little world’s end; in pratica l’altopiano si interrompe all’improvviso vicino al sentiero e regala un “burrone” da brividi dove è meglio non sporgersi troppo (scopriamo da alcuni racconti di viaggio che anni fa sono precipitati e morti due turisti). La seconda tappa è il più blasonato World’s End; 800 m di montagna praticamente spaccata che precipita nelle vallate circostanti….anche qui c’è una specie di piattaforma di legno e poi….il nulla! Ci sporgiamo per qualche foto sul ciglio ma con cautela però perché in effetti il vuoto è visibile e molto vicino ai nostri piedi! 

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Riprendiamo il sentiero e sotto un leggero sole che si scopre, e picchia parecchio quando esce, raggiungiamo la terza ed ultima tappa; le Baker’s fall. Prima troviamo un sentierino ripidissimo che scende fino alla bocca delle cascate…io lo provo a fare non senza fatica, soprattutto per la risalita e per il terreno umido e scivoloso (per fortuna ho le mie scarpe Quechua!…che acquisto!)…poi si scopre che c’è un ben più comodo sentiero a gradini che arriva dinanzi alla cascata a metà del salto per assaporare le goccioline d’acqua nell’aria e per essere avvolti dal fragoroso rumore dell’acqua!

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Ultimo sforzo per l’ultimo tratto di sentiero guadando piccoli ruscelli immersi nella natura per poi arrivare dopo circa tre ore complessive alla jeep che ci riporta alla base e che conclude così questa bellissima mattinata.

IMG_2471.JPGNel pomeriggio ci dirigiamo alla stazione dei bus…gente che urla le varie destinazioni, via vai pullmann che strombazzano ma nonostante questo sembra un “caos ordinato” e non è difficile trovare il pulmann giusto! Dopo pochi km raggiungiamo la Pedro Tea Estate dove facciamo una breve, semplice ed esaustiva visita della factory per poi immancabilmente chiudere con una tazza di tè nel salone non prima di essere finiti nelle piantagioni ed assistere alla fine della giornata per le povere donne raccoglitrici “women pickers” che rientrano con le loro ceste piene di foglie (devono raccogliere 20 Kg di foglie al giorno per avere circa un misero rimborso di 3$!!!).

 

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Concludiamo la giornata con una cena in un ristorante indiano ed una bella conversazione con Lucky che rimane ammirato e propone uno scambio con le mie scarpe leggere estive della decathlon e anche con gli Ali-Baba’s pants.

 

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Dopo una buona e ricca colazione preparata da Lucky ed un’ultima trattativa per le scarpe siamo di nuovo in stazione dei bus questa volta in direzione Hatton e qui successivamente, dopo aver superato ancora vallate di piantagioni di tè, laghi e cascate e superato praticamente un unico cantiere data la strada pessima e gli smottamenti causati dalle frane, un altro bus per arrivare a Dalhouise, un piccolo paesino isolato popolato solo da bancarelle e da guesthouse per chi come noi ha intenzione di salire all’Adam’s Peak. E’ la montagna più sacra dello Sri Lanka che domina le vallate sottostanti con la sua forma perfetta a triangolo dalla sua cima a quota 2300m raggiungibile superando e scalando circa 5200 gradini! Già sarebbe fico cosi, ma a rendere speciale questo posto è che è meta di pellegrinaggio e che l’ascensione per eccellenza si effettua durante la notte dato che il sentiero è illuminato per arrivare cosi dopo circa tre ore e godersi l’alba e il riflesso della sagoma montagna nella vallata da questo posto cosi religioso e cosi mistico allo stesso tempo.

IMG_2523.JPGArriviamo a Dalhouise, pioviggina, poi smette, poi ancora un pochino…conosciamo alla nostra guest house un ragazzo olandese in solitaria anche lui qui ovviamente per scalare l’Adam’s Peak. Durante la cena alla guest house siamo un bel gruppo e le aspettative e l’attesa sale, soprattutto per me che avevo fatto molto pressing psicologico ad Alessandra per venire in questo posto già ben prima di iniziare il viaggio; in tutto siamo noi due, l’olandese, un’altra coppia italiana, una tedesca, una francese, una ragazza francese con la zia, una famiglia inglese e soprattutto Biriynda, signora 85enne in gambissima che che lavora alla guesthouse, ex guida per la scalata e che ci rivela di aver fatto 79 volte su e giù dalla vetta. Prima di andare a riposare, la partenza è fissata per circa l’una e mezza-due AM, ci consigliano e ci danno un barattolino di sale e uno di pepe…non capiamo e così chiediamo info scoprendo che è il kit anti-sanguisughe che pare popolino la zona!…molto beneee!

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Sveglia puntata ma purtroppo mi alzo ben prima dell’orario previsto…il rumore della pioggia è incessante, esco a controllare e piove…tanto…mi rimetto a dormire posticipando di un oretta per vedere se diminuisce e invece macchè…piove ancora forte! Qualcuno va lo stesso, qualcuno è indeciso, qualcuno no…sicuramente non ci sarà nessun sunrise e quindi a malicuore e con tantissima delusione, soprattutto per me, desistiamo dalla scalata…peccato davvero. LLL

Si torna a dormire ancora un pochino, al risveglio piove ancora anche se leggermente meno, qualcuno lo vediamo tornare completamente bagnato…infatti niente sunrise e niente vista…solo il gusto di dire l’ho fatto. Certo già qualcosa ma sicuramente non quello che ci si aspettava. Insomma un occasione persa che spero possa ricapitare…davvero un gran peccato…ripeto…che delusione…

Per smaltire questo smacco non ci resta che ripartire…direzione sud…verso l’oceano…

SRI LANKA!!!

SRI LANKA 1a parte: Il Nord e le città antiche

L’avventura inizia con un volo Qatar Airways Milano-Doha-Colombo. L’aereo è più piccolo del previsto e purtroppo non cosi spazioso e confortevole come da aspettativa però il kit regalo con calze-tappi-spazzolino da viaggio-mascherina per dormire il tutto raccolto in una utile e piccola tracollina firmata Qatar + il monitor personale con film, documentari, musica ecc ed infine le hostess molto carine e graziose rendono comunque il viaggio piacevole e non pesante. Scalo in Qatar a Doha giusto il tempo di vedere tante donne con il burka, tanti sceicchi, o presunti tali, e notare i prezzi elevati del Riyal del Qatar (un pacchetto di cicche 4,5 €!). Si riparte e purtroppo l’aereo è ancora più piccolo e pure senza monitor personale, ma almeno le hostess sono ancora carine e quindi a livello personale già questo può compensare. L’arrivo mostra un aeroporto piccolo circondato da tanta acqua e tanto verde (sarà una costante di quest’isola in tutto il viaggio) e sembra di atterrare in un paesino sperduto dell’Africa. Le pratiche burocratiche sono snelle e veloci, lo zaino arriva intatto e cosi dopo aver infilato nel portafoglio un bel gruzzolo di rupie singalesi eccoci fuori dall’aeroporto dove l’impatto con il caldo umido è subito forte  e dove si fa subito conoscenza con un tedesco in solitaria sulla cinquantina con il quale condividiamo il primo dei tanti trasferimenti in tuc-tuc (che bello riprendere dopo l’India questi piccoli ”taxi” che anche qui vanno dappertutto) che ci porta a Negombo dove abbiamo prenotato l’unica notte del nostro viaggio.

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All’arrivo del b&b troviamo un occidentale biondo e occhi azzurri che ci saluta in italiano (tra me e me penso…”cavolo parla bene l’italiano”!) poi va avanti a parlare raccontandoci un po’ del posto e della sua vita e scopriamo che non è che parla bene italiano, ma è italiano 100%; Massimiliano da Napoli (il classico napoletano biondo e occhi azzurri!). Vorremmo fare un giretto per mangiare qualcosa fuori ma io ho ancora un forte mal di testa e Alessandra si sente la febbre e quindi optiamo per un tè accompagnato da una tachipirina a testa e poi a nanna diretti.

Breakfast ok, ma Alessandra non si sente ancora bene e cosi ritorna a riposare mentre io sfrutto la mattinata per esplorare un attimo la zona con un breve giretto a Negombo beach e soprattutto per capire come muoverci ed i vari trasferimenti per i prossimi giorni chiacchierando piacevolmente con Massimiliano e Sachal (il proprietaro malese) che sono molto disponibili e dato che la Alessandra non si sente molto bene optiamo per il transfer in macchina con autista verso la nostra prima tappa a nord: Anuradhapura.

IMG_2083.JPGArriviamo verso sera, piove e non poco e troviamo subito l’economica guesthouse consigliata dalla Lonely. Il giovane è molto disponibile anche se parla poco inglese e maluccio, ma comunque gli spiego che Alessandra non sta molto bene e cosi ci porta la cena (noodles vegetables) direttamente in camera! Nel riportare il vassoio chi ti trovo nella sala della guesthouse? Il tedesco conosciuto in aeroporto che scoprirò poi si fa chiamare Uli, (diminutivo di Hans Ulrich).

Sveglia di mattino presto e purtroppo Alessandra è KO con febbre alta cosi chiedo al giovane gestore se c’è vicino una farmacia/medico e mi dice di uscire e andare di là per 5 minuti. Ovviamente non mi fido molto delle tempistiche asiatiche, date le similitudini e l’esperienza trascorsa in India, e così chiedo altre indicazioni a qualsiasi passante e dopo circa 20min a piedi trovo questa specie di ospedale dove un’elegante receptionist in sari dopo una prima diffidenza iniziale mi porta dal medico dove provo a spiegarmi ed infatti mi rifila una specie di ricetta con 6 medicinali diversi che secondo la sua teoria sono tutti da prendere assieme uno dopo l’altro. Mah… non troppo convinto ritorno da Alessandra e con tuk tuk torniamo in questo “ospedale” dove il medico visitandola nota subito le placche in gola e cosi prescrive antibiotico+colluttorio forte oltre ad altri 4 medicinali visto che a loro piace ingerire tanti medicinali assieme nello stesso tempo. Mentre lei riposa in stanza io noleggio la bicicletta e comincio a pedalare per raggiungere e visitare la vecchia capitale patrimonio dell’Unesco.

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Nel chiedere informazioni un ragazzo giovane anche lui in bicicletta mi indica la strada accompagnandomi per le vie della città e vedendo molte zone allagate mi spiega che ha piovuto tanto fino alla settimana precedente e molte zone sono inondate. Dopo aver pedalato assieme per 10 minuti lo saluto ed inizio la visita ai templi partendo dallo Sri Maha Bodhi, cioè l’albero custodito dall’uomo più vecchio del mondo che si erge vicino ad un tempio buddhista visitabile ovviamente lasciando le scarpe al di fuori giusto per inzupparmi per bene le calze dato il terriccio-misto fango della superficie. Oltre a questo pedalando visito poi degli stupa enormi (qui chiamati dagoba) che contengono le reliquie di vecchi imperatori il tutto in un ambiente molto “jungle” tra scimmie, tuk-tuk, monaci buddhisti, chiacchierate con persone locali, pochi turisti e strade interrotte dai fiumi che strabordano in strada e che mi costringono a guadare facendo delle vere e proprie traversate. Il sole inizia piano piano ad uscire e il caldo in bicicletta si fa sentire (la sera infatti scoprirò di essermi preso una bella insolazione in faccia) e cosi decido di rientrare verso la guest house incrociando cosi anche il buon Uli anche lui ciclista in solitaria in visita ai templi della città vecchia.

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La mattina seguente la sveglia è ancora puntata molto presto. Alessandra sta un pochino meglio ma riposa ancora qualche ora e cosi dopo un accordo la sera prima con un business-man nonché driver di tuk tuk io e Uli ci dirigiamo verso Minhintale, altro sito archeologico da visitare e soprattutto da scalare date le rampe di gradini da superare per arrivare in cima! L’ultima rampa è da affrontare scalzi in quanto sono presenti due dagoba e un tempio dedicato al Buddha e per arrivare in cima si superano dei gradini molto ripidi scavati nella roccia! La vista però è notevole e ripaga lo sforzo (ci siamo dimenticati l’acqua!!!) con un 360° di tutta la vallata e questi dagoba che emergono silenziosi e possenti dalla foresta. Non mancano poi le scimmie in posa per alcune foto panorama, degli scoiattoli “ciccioni” ed una piccola offerta fatta ad un monaco buddista custode di un piccolo tempio sulla cima.

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Tornati alla base ci aspetta la macchina+driver che condividiamo sempre con il tedesco Uli per il tratto Anuradhapura – Habarana scelta come base logistica per i prossimi due gg. Dopo un lento trasferimento per le strade disastrate ed i “soliti” fiumi che strabordano il ciglio troviamo dopo un’ardua scelta una piccola guesthouse consigliata dalla Lonely senza acqua calda ma posizionata molto bene con un bel giardinetto e vicino all’Elephant Village che organizza safari ed escursioni con gli elefanti.

Troviamo subito dei proprietari premurosi e gentili (soprattutto la “padrona” con cui io mi diverto a trattare economicamente sui vari servizi che può offrire e con la quale Alessandra ha un rapporto stile mamma-figlia dato che gli diciamo che non è stata bene ed aveva ancora un po’ di febbre…) e cosi dopo un pranzo ci organizziamo per un jeep safari in uno dei parchi nazionali poco distanti (l’unico aperto della zona, perché gli altri due più famosi sono chiusi per la solita troppa acqua!)Pronti via e siamo già impantanati e come noi altre 10 jeep sono bloccate a lottare con il fango creando un insolito traffic jam nei percorsi obbligati! Il parco non è proprio bellissimo paesaggisticamente e anche di animali non ne vediamo molti, ma nonostante questo il tutto è abbastanza avventuroso e diventa anche divertente con i continui smottamenti della jeep! Quando si rientra nella strada principale prima dell’uscita ecco finalmente un branco di wild elephants che si nutrono a poche decine di metri da noi! Saranno una decina e la loro vista ripaga il “faticoso” e affannato safari!

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IMG_2171.JPGIl giorno dopo è in programma la visita all’altra città antica di Polonnaruwa e poi una passeggiata a bordo di elefante! La mattina Alessandra preferisce riposare e riprendersi ancora bene e quindi sta nel letto “sorvegliata” a distanza dalla premurosa owner della guest house. Io nel frattempo decido di provare gli autobus pubblici dello Sri Lanka…che esperienza! Le fermate sono inesistenti, porte ovviamente aperte, guida folle con strombazzamento perenne e ovviamente tanta tanta gente che spesso scende al volo senza far fermare completamente l’autobus…ah dimenicavo i bus sono dei piccoli tempietti con immagini o statuette colorate dei vari dei religiosi e musica alta sparata al massimo volume. I locali però sono gentilissimi ti aiutano e ti chiedono dove stai andando per indicarti dove scendere e menomale perché non si capirebbe nulla altrimenti! Dopo circa un’oretta scendo e mi reco a piedi alla biglietteria…un singalese mi ferma vedendo la mia guida e dice…apri a pag.224 io sono Mr Bandulla…controllo la pagina e trovo il suo nome indicato nelle recensioni di una guesthouse…cosi facciamo due parole anche se a me non serve il pernottamento ma concordo con lui il noleggio della bicicletta e gratuitamente mi da uno strappo in tuk tuk! La visita in bicicletta della città è bella soprattutto i Buddha scavati nella roccia (tipo un Abu-Simbel in miniatura) e molto simile ad Anuradhapura anche se personalmente mi ha affascinato di più la precedente città. Prima di rientrare ho il tempo di incontrare ancora casualmente sia Uli, sia il business-man del tuk tuk preso il giorno prima…poi sfrutto la bicicletta alla ricerca di una farmacia per comprare del colluttorio per Alessandra…risultato 5km fuori programma sotto il sole di mezzogiorno!IMG_2174.JPG

Ora posso mettermi vicino alla strada ad una fermata inesistente con accanto solo qualche mucca e sperare che passi un bus che per fortuna non tarda ad arrivare!

Nel pomeriggio abbiamo il ride elephant e cosi io e Alessandra montiamo sul dorso di Rajah, 25 anni e 4 tonnellate di elefante. Caracollando pian piano aggiriamo un bel lago in una zona poca turistica e molto bella paesaggisticamente e ci alterniamo in cima al collo dell’elefante dove possiamo nutrirlo grazie alla sua proboscite che si prende quella cinquantina di mango che uno ad uno gli diamo! Davvero una bella esperienza, non troppo turistica e quindi ben gestita anche dal mahout che da terra ci accompagna con tante belle foto fatte. Si conclude cosi questa prima parte con una bella cena ed un caloroso saluto dei premurosi owner non prima dell’ultima trattativa con la quale strappiamo a buon prezzo il prossimo transfer direttamente con la jeep per spostarci verso la zona centrale dello Sri Lanka. 

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SRI LANKA…coming soon…

25 Dicembre 2012 si parte.

Insolita partenza natalizia per un viaggio, ma assai strategica nonostante sia parecchio incasinata e travagliata dato il periodo pieno e ricco di eventi, notizie, festeggiamenti, regali e preparativi vari. Eh già partiamo dal motivo principale e “scusa” (se proprio dobbiamo usarne una per poter pianificare e fare un viaggio) e cioè la laurea di Alessandra e il conseguente premio tramutato in “viaggio di laurea” del quale mi sono proposto felicemente come accompagnatore e compagno di viaggio.

Oltre alla laurea in questi giorni era anche il suo compleanno, poi un giorno prima toccava invece al compleanno di mio fratello e il suo annuncio di matrimonio con la sua ragazza inglese Olivia davanti alle due famiglie riunite apposta per l’occasione delle festività natalizie. Già quest’anno il Natale è stato condiviso serenamente con tutta la famiglia inglese di Olivia e quindi è stato un super english Christmas e un bellissimo scambio culturale. Poi oltre a tutto questo c’è stato il mio rinnovo contrattuale in ambito lavorativo ed anche la nascita imminente del figlio del mio caro amico Luca e della sua moglie Wiss oltre ai vari ritorni di vari amici “australiani” ed una bella sciata collettiva il giorno della Vigilia.

La destinazione è stata abbastanza inaspettata e poco considerata all’inizio. Comunque si voleva andare ad oriente, zona sud-est asiatico, e quindi considerando il periodo, la durata del viaggio e il modo di viaggiare da backpacker (zaino in spalla) costruendoci un itinerario “fai da te” si era guardato per Vietnam, Birmania ecc… ma poi ecco lo SRI LANKA che si è rivelata un’ottima scelta e quindi vada così! Acquistata l’immancabile lonely planet e poi via…si va in Sri Lanka!   

Insomma tante cose tutte ravvicinate in questo periodo che culminano con un viaggio, con una partenza, un cambiamento, una crescita, con un’altra avventura, un’altra storia da vivere e da raccontare. 

SRI LANKA…coming soon…

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Corsica Adventure – final step: au revoir Corsica!

Prima di raggiungere Porto Vecchio, decidiamo di fare un ultimo salto in un paio di spiagge della zona diIMG_1706.JPG Bonifacio che non volevamo perderci: le spiagge di Punta Sperone. Per arrivarci si parcheggia a Piantarella, si costeggia la spiaggia davanti a l’Ile de Piana e poco dopo si spunta nella Petite Sperone, davvero bella con la sua sabbia bianca e la sua limpidissima acqua dove godersi di un bel bagno mattutino. Subito dopo ci sta anche una corsetta in un sentiero interno che in 10 minuti di cammino attraverso i campi da golf del club conducono alla spiaggia Grand Sperone che anch’essa merita moltissimo con i suoi green e bunker a fare da cornice a questo! E cosi quando la massa dei turisti inizia ad arrivare noi scappiamo e ci dirigiamo verso Porto Vecchio alla ricerca di un camping per le ultime tre notti in Corsica!

Anche qui al primo tentativo ci va benone e troviamo il camping Arutoli che è un’ottima base appena fuori del centro e vicino all’imbocco della strada che porta verso le montagne. Già, Porto Vecchio, oltre alle spiagge famose è nota per essere la base ideale per molti escursionisti che vogliono raggiungere l’Alta Rocca e la zona interna. Anche noi cosi dopo aver pranzato fuori della nostra tenda si val verso la Foret de l’Ospedale per l’escursione alle cascate Piscia di Gallo o  meglio in corso Piscia du Ghaddju.

IMG_1756.JPG IMG_1761.JPGPer arrivarci si sale per la strada che offre belle vedute sul golfo e attraversa Le barriage du l’Ospedale: un lago artificiale creato dopo un grosso incendio che ha devastato migliaia di alberi ed infatti data la stagione secca mostra una radura di soli tronchi tagliati bassi che formano un paesaggio lunare e molto particolare. Dopo un’oretta di cammino nella bella vallata eccoci sopra alle cascate e per vederne la bellezza dal fondo c’è una ripidissima discesa tra le rocce (solo per escursionisti esperti recita il cartello) che arriva alla base della caduta dell’acqua e dove si percepisce la vera potenza dell’acqua! Accaldati per la risalita quasi tutti si fermano lungo il fiume per rinfrescarsi tra le varie pozze d’acqua e cosi anche noi un bagnetto fresco, molto fresco ce lo concediamo volentieri!  

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Sulla via del ritorno ci fermiamo al centro commerciale del paese dove assistiamo al caos totale. Il numero di persone e carrelli della spesa è impressionante e per gestire l’intasamento ci vorrebbero dei vigili tra le corsie! Usciamo indenni con la nostra spesa che consumiamo al camping la nostra cena scoprendo di avere dei vicini di tenda alquanto cafoni, guarda caso un’altra famiglia numerosa di italiani che anche qui dimostrano tutta la loro mediocrità.

IMG_1779.JPGAbbiamo ancora due giornate piene e ci rimangono da visitare le tre spiagge più famose della Corsica. Rondinara, Palombaggia e Santa Giulia. Partiamo la mattina presto e scegliamo la Rondinara come prima meta con il solito metodo: arrivo la mattina presto, esplorazione della zona circostante, scelta della best location, e pranzo al sacco! La baia è molto grande e ampia e noi troviamo un piccola caletta defilata rispetto alla grande spiaggia che pian piano si riempe di ombrelloni e di persone! Con il passare delle ore, il sole si alza ed il colore dell’acqua diviene sempre più azzurro mostrando tutta la bellezza della baia. A metà pomeriggio si rientra in camping e poco dopo per il sunset si va in un’altra spiaggia della zona…l’occasione buona per un pic-nic serale in spiaggia (sempre con le maledette api!), una bottiglia di vino, qualche foto creativa e poi è un ottimo momento per riprovarci con la “thai” sky lantern che questa volta funziona alla grande e va su alta nel cielo fino a scomparire! Ci sarebbe la seconda di scorta, ma vedendo delle giovani ragazzine francesi estasiate dalla lanterna (e dietro suggerimento di Alessandra), decidiamo di donargliela spiegando un po’ in francese e un po’ in inglese il funzionamento con le loro faccie ancora sorprese ed eccitate per l’improvvisato regalo!

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Ci rimane ancora un giorno e cosi la mattina la passiamo a Santa Giulia (personalmente la mia preferita delle tre famose) dove tra un bagno e l’altro nella verde baia assistiamo anche ad una esercitazione dei canadier che ci sorvolano sopra la testa fino a planare in acqua per riempire i loro serbatoi ed infine nel primo pomeriggio sotto un sole cocente ci trasferiamo alla Palombaggia che però non apprezziamo per l’eccessivo affollamento tipico di metà agosto in questa spiaggia troppo turistica, ma che rimarrà come luogo simbolo per aver terminato simultaneamente, e con lacrimuccia finale, le avventure dell’Armata Perduta!

L’ultima sera ovviamente non può mancare un giro nel centro caratteristico di Porto Vecchio che è molto carino sia per le belle piazzette e vicoli della città alta sia per gli originali negozietti (mentre Alessandra fa shopping io interagisco con la commessa che mi mostra orgogliosa la terrazza del suo negozio vista golfo di Porto Vecchio) e poi per finire non può mancare un bel piatto di calamari a la corse e moules frites! Ri-smontata la tenda per l’ennesima volta e dopo l’immancabile appuntamento alla boulangerie pour un cafè, une croissant, pain au chocolat et une baguette si riparte questa volta verso Bastia dove dopo circa 2-3 ore di strada dritta e scorrevole ci attende il traghetto che ci riporterà in Italia e che andrà a chiudere questo bellissimo viaggio alla scoperta della Corsica.

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Terminato il viaggio c’è spazio per le conclusioni per lodare quest’isola che non ha tradito le aspettative e che conferma in molte zone il suo lato ancora selvaggio, naturalistico e ancora non “rovinato” dal turismo di massa. Un’isola veramente varia con tanti paesaggi diversi a seconda della zona, ma comunque da nord a sud presenta il connubio vincente mare-montagna: mare, splendido davvero con alcune spiagge paradisiache, e montagna, che regala stupende vedute e panorami e tantissime attività per gli escursionisti e non con le sue vette, i suoi sentieri,i laghetti ed i suoi fiumi. Le persone non saranno le più socievoli che abbia mai incontrato, ma molto meglio di come si sentiva dire anche se l’identità corsa si fa sentire ed è presente in tutte le zone dell’isola! Ultima nota positiva è la tranquillità e il relax della vita da camping, scelta vincolata per questo viaggio itinerante per potersi spostare frequentemente e visitare il più possibile ed infine una nota superpositiva che ha reso questo viaggio speciale e bellissimo anche alla compagna di viaggio che si è adattata benissimo a questo tipologia di viaggio dato che era la prima volta con la tenda che a sua volta si è rivelata un acquisto azzeccatissimo e praticissimo da sfruttare anche per le prossime occasioni!

Abbiamo vissuto e visitato tutto quello e anche oltre quello che si voleva vedere (ovviamente tralasciando qualche posto per avere una buona scusa per tornarci) e quindi si può rientrare felici, appagati e soddisfatti di questo bellissimo viaggio.

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au revoir Corsica, a la prochaine fois!

Corsica Adventure – step3: verso Sud e la meraviglia di Bonifacio!

Si riparte e come spesso succede quando si va all’avventura si sbaglia strada un paio di volte subito prima di aver attraversato nuovamente les Calanques e poi ancora un errore nei dintorni di Ajaccio che premeditatamente abbiamo saltato per evitare il caos cittadino e per godere di più della natura selvaggia della Corsica. E cosi prima di arrivare nel Golfo di Valinco facciamo una piccola deviazione al  sito preistorico di Filitosa ben decantato dalla Lonely: Alessandra per questa scelta  scelta credo mi ricatterà a vita perché il risultato è davvero una delusione sia perché il posto non è proprio sulla strada e non si trova facilmente, sia per il complesso che non è altro che un ammasso di pietre neolitiche niente di che… Superata questa non azzecata mini-tappa arriviamo a Propriano e troviamo facilmente posto al camping Tikiti che è davvero enorme e anche se non un granchè per i bagni non pulitissimi è una buona base per trascorrere una notte. Il pomeriggio lo trascorriamo piacevolmente in una spiaggia molto ventilata appena fuori del paese e poi ci concediamo una visita serale + cena nel paesino medievale di Sartene. La vieux ville merita molto con stradine strettissime ed i negozietti e ristoranti tutti in pietra ed anche il menu corso a base del famoso formaggio brocciu  non è niente male.

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Il giorno dopo troviamo per la prima volta qui in Corsica una bella strada dritta e larga! Eh si stiamo arrivando a Bonifacio, la città più a Sud dell’isola e una delle mete più turistiche e più famose, ma nonostante questo riesce a mantenere inalterato tutto il suo fascino e il suo lato caratteristico. Appena arrivati come prima cosa, come sempre, è la scelta del camping che ci deve ospitare secondo i nostri piani per 3 notti. Troviamo nella zona est appena fuori della città il camping des Iles, bello, ben tenuto e ben attrezzato con tanti servizi e con nulla da invidare ad un resort! Decidiamo di cercare una spiaggia ma troviamo la + vicina affollatissima di macchine ed allora ci dirigiamo verso il centro ma anche qui tutti i parcheggi sono pieni e siamo disorientati dalla tanta gente in giro cosi da finire fuori città nel Golfo di Santa Manza dove troviamo piccoli lidi acqua cristallina e poche persone sino purtroppo all’arrivo di una famiglia “media” numerosa di italiani che si fa presto riconoscere per il tono alto, i cani ed il casino in generale rovinando la bella atmosfera L. Per la spesa proviamo il cash-carry Utile che scopriremo essere una buona alternativa al solito Spar. Per il tramonto troviamo un posto fichissimo anche se un po’ troppo ventoso: il faro di Capo Pertusato offre una magnifica vista delle falesie e della città che ci si appoggia appena sopra a strapiombo sul mare! 

Visto il casino con i parcheggi il giorno seguente puntiamo la sveglia presto ed a 7.45 siamo già così parcheggiati nella città alta! Affrontiamo cosi di prima mattina il sentiero panoramico che parte dalle mura della città e scorre a strapiombo lungo le scogliere sino a Capo Pertusato. Al ritorno si scende tra le bianche rocce calcaree sino alla spiaggetta proprio sotto la città di fronte al “Granello di Sabbia” che si erge dal mare e che regala una scenografia favolosa per questa piccola spiaggia! Anche qui il caldo è pesante e si va alla ricerca dell’ombra dei grossi massi di roccia bianca e ci si rinfresca tra un tuffo e l’altro con qualche accenno di arrampicata!

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La risalita alla città alta con questo sole è massacrante ed arrivati alla prima casa della cittadella ci sediamo per riprendere fiato quando veniamo accerchiati da gruppeti di turisti che scattano foto appena sopra di noi…OK, ci eravamo seduti all’ingresso della casa dove soggiornò Napoleone in passatoJ! Proseguiamo poi passeggiando nella zona porto dove prenotiamo l’escursione per il giorno dopo e poi rientro al camping, spesa x l‘indomani tra cui il formaggio di capra, chevre in francese (o di cervo come qualcuno credeva ! J) che si scioglie nella mitica borsa State Freschi! lasciata in tenda e fa sentire il suo “lieve” sapore per tutto il camping!! Per la cena il posto ce l’abbiamo già: si va a fare il pic-nic con dresscode “ali-baba pants” per il sunset sulle falesie a Cape Pertusato vista città di Bonifacio!…spettacolare tramonto macchiato però dal  fallito tentativo con la lanterna volante thailandese che si rompe per il troppo vento! LLL

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Per il terzo giorno qui abbiamo in programma l’escursione in barca alle Iles Lavezzi, piccolo arcipelago a soli 12 km della Sardegna, e per godere della vista dal mare della superba costa e delle scogliere di Bonifacio. Prima tappa è la grotta di Sdragonato che però non apprezziamo in pieno perché la barca piena di italiani  è troppo grande e non ci si può addentrare più di tanto…peccato! Poi dritti alle isole e sbarchiamo presto in una zona a lato dell’isola, raccogliamo le nostre borse termiche, l’ombrellone e dopo 10 minuti di cammino troviamo una piccola caletta favolosa!…acqua spettacolosa di un azzurro limpido quasi irreale per essere al mare ed in più sabbia bianca e morbida contornata da gruppi di massi dalla forma rotondeggiante e modellati dal vento che creano un magnifico panorama! Inevitabilmente la spiaggetta si riempe presto ma rimane vivibile e ci permette comunque di vedere numerosi pesci facendo un po’di snorkeling. Dopo pranzo mi concedo un giretto corricchiando per l’isola per scoprire le piccole altre baie e quando l’acqua è ormai più torbida visto la tanta gente arrivata riprendiamo la nave che per il ritorno prima transita alle isole Cavallo e poi lungo mostra la bellezza di tutta la costa con Capo Sperone e il suo golf club, il faro di Pertusato, le falesie e le grotte ai piedi della città ed il suo porto con i numerosi yacht arenati per la serata in centro. Non possiamo che concludere anche noi l’ultima sera qui con un giro serale della cittadella alta per scoprire questo paesino bellissimo e davvero caratteristico con una bella atmosfera che si respira tra le sue viuzze con artisti di strada ed i vari ristoranti panoramici dove ci gustiamo un buon fritto misto e dove provo le Aubergine a la bonifacienne” che come piatto tipico mi lascia abbastanza insoddisfatto!

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L’indomani ci aspetta l’ultimo spostamento seppur breve questa volta…da Bonifacio a Porto Vecchio per assaggiare ancora un pizzico di montagna e per scoprire le spiagge + rinomate della Corsica!

CORSICA adventure – step 2: la frastagliata costa Ovest!

Scopriamo con piacere la funzionalità e praticità della nostra tenda ed in mezz’oretta abbiamo sistemato tutto quanto ed alle otto siamo già in strada verso Calvi dove abbiamo intenzione di trascorrere una notte. La strada è ok e si districa bene con i suoi numerosi tornanti nel deserto des Agriates. Decidiamo di fare una piccola deviazione e fare tappa alla plage du Ostriconi. IMG_1202.JPGL’arrivo alla spiaggia è come spesso avviene qua in Corsica è dall’alto e dato che a quest’ora molte persone stanno ancora dormendo ci godiamo la veduta della spiaggia non ancora infestata dai bagnanti e dopo qualche immancabile foto riprendiamo e facciamo tappa per un caffè ad un bar direi in una super posizione panoramica (qui la lonely avrebbe dovuto segnalarlo!) a strapiombo sul mare blu e sulla costa frastagliata appena prima di Ile Rouge! Isula Rossa (in corso) è assai caotica, rimaniamo imbottigliati nel traffico nel centro del paese e cosi tiriamo dritti per Calvi e prima del paese troviamo un camping segnalato anche dalla guida. Solita prassi: si parcheggia la macchina, scendo alla reception e si chiede “Avez-vous libre une emplacement pour deux personne et une petite tente? Se la risposta è “oui” il gioco è fatto, si entra a visionare la piazzola libera, a vedere dove sono posizionati i servizi e poi di nuovo si scarica la macchina, si sceglie la posizione più ombreggiata per la tenda, poi i picchetti, si fissa la corda per stendere la roba, si gonfia il materasso ecc ecc… Il camping Dolce Vita ha l’accesso sul retro direttamente in spiaggia e cosi senza troppa fatica siamo già spaparanzati ai margini della spiaggia su una duna di sabbia con relativo pino marittimo ed una bella vista della fortezza di Calvi ed inoltre con giusto di fronte a noi una accademia della marina militare dove giovani baldanzosi si mostrano a petto nudo nelle loro esercitazioni in mare con i gommoni ed i kayak attirando l’attenzione di alcune ragazze che mostrano anch’esse loro le loro armi segrete!

Nel tardo pomeriggio decidiamo di fare un giro per il centro di Calvi, considerata la città natale di Cristoforo Colombo …ecco non parcheggiate nella città alta…i prezzi dei parcheggi sono fuori di testa e dopo una breve ricerca riusciamo a trovare un buco in una via laterale. Ci avviamo nella cittadella e facciamo un piacevolissimo giro tra le mura ed i bastioni con vista del porto, della costa e del Monte Cinto (il monte più alto di tutta la Corsica con i suoi 2700 m, visto che appunto Corsica vuol dire mare&montagna!). La macchina fotografica è scarica ma riusciamo a goderci e strappare qualche foto di un super sunset dalle mura osservando anche un banchetto stile pic-nic di olandesi che nel giro di 5 minuti preparano una cena per almeno 10 persone! Rientrando al camping troviamo l’unico distributore di gas della Corsica del nord ed ho il piacere di provare a fare rifornimento fai-da-te visto che in Francia anche il gas è con il metodo self-service. Visto che è la prima volta e prima di saltare in aria mi faccio spiegare dal gentile addetto della cassa e nonostante il finale fumante me la sono cavata bene!

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Una notte e via e cosi sempre di mattino presto riprendiamo la strada D81 con destinazione Porto. È segnalato come uno dei tratti più spettacolari e ben presto ne capiamo il perché: strada panoramica a dir poco che si inerpica sui fianchi della montagna in un susseguirsi di curve dove ogni piazzola è buona per scattare qualche foto e soprattutto per lasciare strada alla guida aggressiva dei corsi. La strada vista mare prosegue e merita una sosta d’obbligo al Col de la Croix che mostra le prime rocce rosse a picco sul mare e da cui si può discendere con un lungo sentiero sino al golfo della Girolata. Siamo quasi a Porto e dopo un ultimo tratto sempre più scavato nella montagna scorgiamo la marina di Porto e proviamo a sistemarci al camping Les Oliviers. Qui per vedere la “piazzola” montiamo sulle macchinine elettriche che si usano nei “golf-club” e c’è da tenersi visto le salitone e curve che risalgono il pendio all’interno del camping che ha le piazzole delle tende a gradoni stile “coltivazioni a terrazzamenti” e il parcheggio delle macchine leggermente distaccato…bellissimo! Il camping inoltre è ben curato nei servizi e con una bella piscina con vista della montagna dato che appunto il golfo di Porto è circondato da verdi montagne e dalle rocce rosse a picco sul mare. Personalmente sarà una delle zone che preferirò della Corsica perché appunto qui il connubio mare-montagna è perfetto ed è infatti base di molti sentieri ed escursioni. Qui troviamo pochissimi italiani J e tantissimi francesi tra cui la maniaca!…eheh…nel montare la tenda una giovane ragazza rimane imbambolata a fissarmi (ciò quanto raccontato da Alessandra che era poco più distante visto che io ovviamente non me ne ero accorto perché voltato di spalle ed intento a picchettare tutto sudato in costume) e dopo pochi minuti la ragazza prima in tenuta “sciallo” da campeggio è tutta tirata con rossetto e vestiti nuovi…ahah! Piazzata la tenda e fuggiti dalla maniaca facciamo un giro alla marina di Porto dove nonostante il caldo visitiamo la ben tenuta torre genovese che offre bellissime vedute e poi ci godiamo il mare a lato di parete rocciose dove molti appassionati si dilettano nel free-climbing. Sono le sei e mezza e nel rientro iniziamo ad informarci sulle escursioni in mare della zona per i giorni seguenti, ma scopriamo che in serata con partenza alle sette è organizzata una gita alle Calanques du Piana al coucher du soleil. Ci guardiamo un attimo e ciò basta per trovarci poco dopo all’imbarco della nave che in venti minuti ci porta nel cuore delle Calanques (tipiche formazioni rocciose dal colore rosso a picco sul mare dichiarate patrimonio dell’UNESCO). Il colore stupendo del mare fa da contrasto a queste altissime rocce che si stagliano verso il cielo creando grotte, stretti passaggi e formazioni curiose dalle svariate forme. Al rientro esprimono tutto il loro fascino perché il sole è basso e nel calare pittura di un rosso acceso queste rocce che diventano davvero spettacolari al tramonto.

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Il mattino seguente optiamo per le petit dejouner in un bar del paesino e dopo l’immancabile baguette + croissant + pain au chocolat ci dirigiamo verso Ota dove lasciata la macchina intraprendiamo il sentiero attraverso le Gorges du Spelunca che si snoda nella gola tra due montagne dove nella vallata scorre il torrente che attraversato un antichissimo e bellissimo ponte genovese crea delle pozze d’acqua verde dove rinfrescarsi e trascorrere una favolosa giornata tra un bagno e l’altro e qualche avventuroso percorso tra le rocce (azzeccatissimo l’acquisto delle scarpette da scoglio by Decathlon). Per il terzo giorno a Porto abbiamo in programma un’altra visita delle Calanques che prima affrontiamo con un sentiero che parte dalla famosa Tete du Chien e arriva allo Chateaux Fort; una piattaforma naturale dalla cui cima si ha una vista spettacolare a strapiombo sul mare. Dopo tocca direttamente all’auto che per 2km affronta la stretta strada attraverso questo Grand Canyon dove si zig zaga paurosamente tra cutve tortuose per evitare auto in sosta, persone e macchine nell’altro senso di marcia! Proseguiamo il nostro giro poi con un po’ di relax, snorkeling e qualche tuffo alla piccola plage du Ficajola anche questa isolata e raggiungibile con un’altra stradina che mette a dura prova il guidatore e che comunque merita molto per essere circondata dalle rocce rosse e poco accessibile alle masse!

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Nel rientrare incrociamo una coppia di ragazzi romani incontrati il giorno prima alle Gorges du Spelunca e poi spesa al supermarchè per il consueto pic-nic serale con candele e citronelle al camping + un po’ di riposo in tenda per l’ultima notte a Porto proseguendo in parallelo l’avventura narrata nelle pagine del libro scelto come compagno in questo viaggio: L’Armata Perduta di V.M.Manfredi con le sue avvicenti vicende bellicose di Xeno, Abira, Melissa e Menon di Tessaglia.

Domani ci si sposta nuovamente…l’idea è di tirare dritto saltando la capitale Ajaccio e facendo sosta nel Golfo di Valinco prima di affrontare l’estremo sud dell’isola con le sue località più rinomate e più turistiche…

CORSICA adventure – step 1: il selvaggio Nord dell’isola!

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Era da parecchio tempo che personalmente mi sarebbe piaciuto molto andare in vacanza, o meglio come piace definire a me, fare un viaggio in Corsica. Alle spalle avevo l’esperienza dei miei genitori (andati 2-3 anni), del fratello e dei tanti racconti di viaggio letti qua e là sul web ed infatti praticamente già la conoscevo pur non essendoci mai stato di persona. Quest’anno era l’occasione buona…3 settimane di ferie per la chiusura aziendale, voglia di mare, avventura, voglia di scoprire esplorando un’isola che, a quanto speravo, era bella da girare tra mare e montagna, dalla varietà di paesaggi, dagli spendidi panorami e dalle incantevoli spiagge.

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E così con Alessandra come fedelissima compagna di viaggio pronta a tutto e pronta ad adattarsi a questo tipo di viaggio si fa presto e si prenota il traghetto Bastia-Livorno A/R e stop il gioco è  fatto. Il resto è solo questione di spirito di avventura e un po’ di organizzazione prima e durante il viaggio: la formula vincente per questo viaggio è traghettare la macchina e poi on the road, tenda (nuova di zecca e di ultima generazione Quechua della Decathlon), pronti alla vita da camping  spostandoci molto per un viaggio itinerante da nord a sud lungo la costa ovest della Corsica per compiere il giro completo dell’isola. Sfogliato vari racconti di viaggio, consultata l’immancabile Lonely Planet e con una mappa gigantesca delle strade e delle città stabiliamo un itinerario di massima per coprire le due settimane abbondanti che ci aspettano a zonzo per l’isola corsa che non vuole essere né francese né italiana e vorrebbe avere la propria identità con il suo strano linguaggio simile al sardo pieno di U e A davanti ad ogni nome.

La partenza è abbastanza soft e dato il traghetto alle 8 di mattina decidiamo di muoverci di anticipo e  concederci una giornata tranquilla per fare un giretto a Pisa più notte di appoggio a Livorno in zona porto per essere vicini all’imbarco il giorno seguente. Bhè Pisa che avevo già visitato in gita alle scuole medie conserva la bellezza di piazza dei Miracoli e poco altro a dire la verità. Dopo la prima, e non sarà di certo l’ultima,  spesa al supermarket e nonostante il tempo un po’ grigio facciamo un buon pic-nic nel prato della piazza dove osserviamo l’incredibile numero di turisti, in maggior parte i mitici giapponesi che si dilettano nella classica stupida foto da turista alla base della Torre pendente (giusto per essere in tema anche noi un paio delle classiche foto ce le concediamo anche se non con troppo entusiasmo però 😉 .

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Superata Pisa ci dirigiamo verso Livorno e l’arrivo in orario serale in questa classica città di porto è abbastanza caotico: tanto traffico, tantissimi lavori in corso e migliaia di sensi unici per cercare dei parcheggi. Dopo un breve giretto per le vie del centro raggiungiamo il nostro spartano B&B aspettando la padrona di casa che doveva aprire la casa di un modesto condominio non dal bellissimo aspetto. Dentro però non è male e per una notte di appoggio la posizione è assai strategica anche per fare un giretto serale nel quartiere “Venezia” potenzialmente carino ma che però troviamo tutto chiuso con molti edifici trasandati lasciati al caso e cosi rimediamo con una cenetta di pesce sul porto in zona della vecchia fortezza. Mangiati si va a dormire. Domani ci si imbarca. Destinazione Corsica.

Sveglia molto presto…insolita colazione self-service in corridoio del b&b e dritti all’imbarco. Le pratiche sono abbastanza veloci e la mia Opel Corsa si incastra nella stiva come un rettangolino di tetrix componendo un ammasso di veicoli uno appiccicato all’altro (non pensavo un casino del genere dove il caldo e la sensazione di soffocamento è altissima). Saliamo sul traghetto ma i posti migliori sono già stati presi e quindi durante tutto il viaggio soffriamo o il troppo vento esterno o l’elevata aria condizionata all’interno! Dopo quattro ore eccoci a Bastia e superato l’imbottigliamento per recuperare la macchina (non consigliato ai claustrofobici) aprono i portelloni e schizziamo via diretti immediatamente verso S.Florent per la ricerca del camping. La strada supera Bastia iniziando ad inerpicarsi curvando a dx e sx regalando vedute niente male fino a scollinare e vedere l’altra sponda del dito…ecco S.Florent! Giù seguendo la strada e troviamo il primo camping appena prima della cittadina. Il camping d’Olzo gestito da italiani non è molto grande e prima sembra tutto pieno, poi una coppia sta andando via, si libera un posto e quindi presa visione della piazzola rimanente la accettiamo e possiamo cosi piantare la nostra mitica nuova tenda e scoprire qui per le prime tre notti la vita da camping!

IMG_1094.JPGPiantati i picchetti dopo qualche piccola indecisione sul come montare la tenda, ci spostiamo subito nel paesino di S.Florent. E’ ora di pranzo inoltrata e quindi decidiamo di fare un po’ di spesa al supermercato (in Corsica troveremo o lo Spar o il mitico Geant Casino e qualche Carrefour nelle città grandi), poi ci dirigiamo verso la spiaggia li vicino (niente di eccezionale) e consumiamo il primo dei tanti pic-nic pomeridiani che ci accompagneranno. Il primo sole e il caldo si fanno sentire e cosi decidiamo di fare un giro nel centro per provare la Pietra (la birra corsa di castagne…davvero buona). Rientriamo cosi in serata al camping dove esploriamo i vari servizi offerti e ne approfittiamo visto la cucina italiana di una buona, e abbastanza cara, pizza del camping per conciliare la prima notte in tenda.

Il giorno seguente abbiamo in programma il giro in senso orario del “dito” della Corsica per arrivare sino a Cap Corse passando dalla costa ovest alla est e ritornare poi a S.Florent. Sveglia presto e alle 8 siamo già in strada per raggiungere la nostra prima tappa: Nonza. E’ un paesino arroccato su un colle dove domina una vecchia torre genovese (anche queste saranno una classica immagine della Corsica data la forte presenza genovese nei secoli precedenti) e dalla quale si gode un superbo panorama della spiaggia nera. I contrasti di colore dall’alto sono nettissimi e si passa dall’azzuro del cielo, il blu profondo del mare con le sfumature turchesi, il bianco delle onde e il nero dei sassolini sulla spiaggia alternati con sassi bianchi che formano parole e simboli sullo sfondo nero. Dopo la colazione nell’unico bar autentico del paesino pieno di vecchietti francesi scendiamo verso la spiaggia che a quest’ora è deserta e quindi la rende un posto molto mistico con un’atmosfera insolita. I sassolini neri che vedevamo dall’alto sono in realtà un po’ neri e un po’ verdoni scuri se bagnati dall’acqua e grigio scuri quelli appena distanti dalla riva. La corrente qui è abbastanza forte e quindi dopo aver formato alcune figure e scritte con i sassolini bianchi riprendiamo la macchina e ci dirigiamo ancora a nord verso Centuri. La strada in questo tratto è stretta, pericolosa vista la guida da imbecilli dei corsi, spesso la strada è senza parapetto, poco tenuta, con lavori in corso che alternano sterrato e asfalto ma totalmente spettacolare ed infatti regala panorami favolosi inerpicandosi su e giù tra mille curve per la montagna che qui si alza a poca distanza dal mare e regala cosi viste sui vari golfi e calette davvero belle! Arrivati a Centuri, paesino di pescatori con il suo carino porticciolo, ci concediamo il pranzo all’ombra dei pochi alberelli e arbusti dietro una spiaggetta e poi un breve bagno rinfrescante prima di riprendere il tour. Tappa successiva a Barcaggio, il paese più a nord della Corsica, dove anche qui per raggiungerlo si deve affrontare una stradina niente male. Siamo cosi a Cape Corse e ci concediamo un caffè nel tranquillo porticciolo prima di affrontare la costa est del dito. La costa est del dito è abbastanza deludente invece, o forse ci siamo abituati alla precedente che era molto selvaggia ed avventurosa e questa che è invece abbastanza dritta e piatta non ci entusiasma troppo e quindi passiamo velocemente Macinaggio, facciamo una sosta con bagno a Marina di PietraCorbara e poi infine un passaggio veloce ad Erbalunga prima di ripassare da Bastia (sosta al grande e ben fornito supermercato Casino visto che dobbiamo fare provviste per l’indomani dato che sarà una giornata lunga nel Desert des Agriates tra la plage du Lodu e plage du Saleccia).

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Il primo giorno a S.Florent ci eravamo informati sull’escursioni in mare che portavano a Lodu e Saleccia (le spiagge + belle della zona) e cosi avevamo preso la prima barca del mattino alle 8 e l’ultima della sera alle 20 per la spiaggia di Lodu spolverando per avere informazioni il mio “bellissimo” francese (anche se in realtà qui di italiani ce ne sono parecchi e si parla tranquillamente italiano) ma trovo più giusto e più avvincente cercare di farsi comprendere e sforzarsi a parlare la lingua locale per immedesimarsi meglio nella cultura del paese ospitante, per cercare di ottenere qualcosa senza avere “la pappa pronta” e diciamo in generale e per essere meno un banale “turista”. 

Arriviamo all’imbarco anche con un nuovo acquisto che si renderà utile nei prossimi giorni: l’ombrellone! Dato che la maggior parte delle spiagge della Corsica sono selvagge, brulle, senza servizi e spesso con poca ombra (anche se cercandola ed esplorando bene le zone un pochino l’abbiamo sempre trovata!). Sbarcati a Lodu e visto che il sole e il caldo sono ancora deboli optiamo immediatamente per il sentiero che taglia all’interno del Desert des Agriates (non un vero deserto, ma una zona arida, piena di collinette di piccoli arbusti e senza alcun tipo di costruzione umana) e in un’ora circa di passeggiata ci porta dietro la spiaggia della Saleccia. L’acqua è azzura, cristallina e la spiaggia è bianca, lunga con una morbidissima sabbia. Troviamo un gruppo di cavalli che si rinfrescano nel mare dopo una passeggiata e poche persone, cosi possiamo scegliere strategicamente la nostra base alle spalle dei pini e degli arbusti per mantenere all’ombra i nostri viveri per la giornata. Dopo la camminata ci meritiamo il primo vero bagno in quest’acqua stupenda pulitissima e limpida come una piscina e un po’ di tintarella al sole. Per il pranzo al sacco ci fanno compagnia numerose api che mi diletto ad ammazzare con libro e infradito! (Un consiglio per fare un pic-nic: non prendete i salumi!!! E’ incredibile ma nell’aprire la busta dei salumi abbiamo sempre avuto compagnia di vespe e api che ci hanno spesso infastidito durante i pic-nic all’aperto). In tarda mattinata e pomeriggio numerose barche di gite organizzate portano a ondate turisti che riempiono la spiaggia rovinando un po’ la bella atmosfera che avevamo trovato di prima mattinata e cosi nel tardo pomeriggio ci spostiamo facendo sosta al bar nella pineta dietro la spiaggia. L’intenzione era quella di ripercorrere il sentiero e tornare a Lodu a piedi, ma dato il caldo e il sole ancora abbastanza alto (il tramonto è sempre stato tra le 20 e le 20.30 circa) scegliamo l’opzione abbastanza cara ma caratteristica del calesse! Direi che è stata un’ottima scelta visto che a guidare la carrozza dei cavalli c’è una giovane ragazza très jolie! Poi visto che la carrozza è già piena, “sfiga” vuole che mi debba sedere proprio in prima fila accanto alla giovane conducente che striglia i due cavalli…allez Requita, allez Lebron!!! J

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Ultima oretta in attesa della barca la passiamo alla spiaggia di Lodu e cosi ci godiamo pure il primo tramonto al ritorno in traghetto. Sporchi e stanchi facciamo un giretto serale di St.Florent che è un paesino piccolino e caratteristico con tantissimi bar/ristoranti vista mare dove in uno di questi ci rifocilliamo con un hamburger e del fritto misto facendo anche un po’ di lezioni di francese con la cameriera (chi l’aveva detto che i corsi sono antipatici e scazzati???). 

Rientro al camping serale, doccia in extremis dato gli orari da seguire e poi pronti per domani mattina a smontare il nostro accampamento…ci si sposta verso sud-ovest…il viaggio continua.